Pubblichiamo qui di seguito una lettera aperta all’Acnur promossa da: ADIF- Associazione Diritti e Frontiere, Progetto Melting Pot Europa, Garibaldi 101, Ospiti in Arrivo, Campagna LasciateCIEntrare, Tenda per la Pace e Diritti, Rete Solidale Pordenone, Associazione Immigrati Pordenone, Coordinamento Welcome Refugees FVG, Ambasciata dei Diritti Marche, Refugees Welcome to Trieste.
Come insieme di associazioni, gruppi e movimenti italiani desideriamo con la presente lettera aperta segnalare e denunciare le modalità attraverso le quali l’ACNUR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati) sta operando in questi mesi nei Paesi europei della cosiddetta “rotta balcanica” e nella frontiera del Sud Italia nel centro di prima accoglienza di Pozzallo, nell’hotspot di Lampedusa e nei luoghi di sbarco quali Augusta e Pozzallo.
Come membri di associazioni e gruppi italiani abbiamo in prima persona partecipato a titolo volontario ad attività di supporto ai richiedenti asilo lungo la “rotta balcanica” e siamo in costante contatto e collaborazione con molti altri gruppi di volontari europei indipendenti anch’essi impegnati nel supporto ai richiedenti asilo lungo la suddetta rotta.
Dalle molte informazioni raccolte – direttamente o indirettamente – da volontari/e ed associazioni presenti sul campo in tutti i Paesi coinvolti emerge in maniera chiara e costante come l’ACNUR non stia svolgendo in maniera adeguata i propri compiti.
Le moltissime testimonianze di volontari provenienti da tutta Europa evidenziano in particolare due criticità legate all’operato di ACNUR:
a) la non tutela del Diritto di Asilo come Diritto universale ed esercitabile a titolo individuale così come sancito dalla Dichiarazione Universale dei Diritti Umani e dalla Convenzione di Ginevra
Dal 19 novembre i Paesi europei della “rotta balcanica” (su indicazione dell’Unione Europea) hanno iniziato a mettere in atto un attacco gravissimo al Diritto di Asilo come Diritto universale chiudendo le frontiere a tutti coloro che non sono di nazionalità siriana, afgana o irachena (o che non possono provare di esserlo). Siamo di fronte pertanto ad una palese violazione dell’art. 3 della Convenzione di Ginevra che sancisce espressamente il divieto di discriminazione (‘Gli Stati Contraenti applicano le disposizione della presente Convenzione ai rifugiati senza discriminazioni quanto alla razza, alla religione o al Paese d’origine).
Di fronte a tale decisione la ACNUR ha diffuso il 20 novembre un comunicato congiunto con IOM e UNICEF che desta molte perplessità poiché in esso si esplicitano le “categorie” di migranti (“…those who are in need of protection, those to be relocated to other European countries, and people who do not qualify for refugee protection”) legittimando implicitamente le procedure di discriminazione su base etnica e nazionale.
Dal momento in cui tale discriminazione è stata messa in atto – mettendo in serio pericolo non solo la libertà ma la vita stessa di migliaia di migranti – ACNUR ha con il suo operato “assecondato” o comunque accettato passivamente suddetta decisione.
Lampante è il caso del confine greco-macedone di Idomeni dove, come ampiamente riportato e documentato, la presenza di ACNUR è rimasta circoscritta esclusivamente al campo “ufficiale” mentre a pochi metri migliaia di potenziali richiedenti asilo sono rimasti per giorni o persino settimane abbandonati a loro stessi potendo contare solo sul supporto di alcuni gruppi di volontari indipendenti i quali, ad ogni modo, non potevano gestire da soli una situazione estremamente critica e drammatica per i migranti bloccati al confine.
Le notizie arrivate nei giorni scorsi da Idomeni riportano un’ulteriore complicità di ACNUR nel legittimare suddette pratiche di discriminazione e respingimento alla frontiera dal momento che gli operatori di ACNUR hanno “invitato” i migranti a lungo bloccati a Idomeni (che, ricordiamo ancora, sono tutti potenziali richiedenti asilo) a tornare ad Atene, così come riportato proprio nel comunicato di ACNUR del 4 dicembre. Gli stessi migranti nella giornata del 9 Dicembre sono stati ivi portati in maniera forzata tramite bus (e siamo fortemente preoccupati di ciò che potrebbe accadere in caso rifiutassero di chiedere asilo in Grecia.)
E non è sufficiente che ACNUR esprima le proprie le “preoccupazioni” come fatto nei due comunicati dal momento che tali “preoccupazioni” non sono in linea con l’effettivo operato di ACNUR lungo la “rotta balcanica” e a Idomeni in particolare. Tali considerazioni sono confermate dallo stesso comunicato di ACNUR del 4 dicembre nel quale si legge “Free daily buses back to Athens are available for refugees and migrants who have not been allowed to cross. There they can stay in reception centres and receive food, shelter and legal counselling by UNHCR staff and partner organizations.Others, particularly those of refugees with specific needs, such as women headed families, are staying in free apartments run by Praksis, a UNHCR partner NGO, as they await official relocation elsewhere in Europe.” esplicitando di fatto una quasi certa impossibilità da parte dei migranti classificati arbitrariamente dai Paesi europei come “migranti economici” di poter chiedere asilo politico a meno che essi abbiano “bisogni specifici”.
Ricordiamo nuovamente che la Convenzione di Ginevra sancisce il divieto di espulsione e di rinvio al confine: “Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza o a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche” e che ACNUR in un comunicato del 30 gennaio scorso ribadiva la raccomandazione del 2008 di non rimandare i richiedenti asilo in Grecia.
b) assenza o presenza insufficiente di operatori “sul campo” in particolare nelle zone dove maggiori sono i rischi per i richiedenti asilo
Così come per il punto a) anche in questo caso sono state raccolte molte testimonianze da parte di volontari e associazioni indipendenti in merito all’ operato di ACNUR. Viene riportato a più riprese e in più luoghi come i loro operatori non siano presenti o lo siano comunque in numero molto ridotto presso i luoghi di sbarco e di confine.
In particolare numerose testimonianze arrivate da Lesvos e dalle altre isole greche interessate dagli sbarchi riportano una sostanziale assenza di personale direttamente coinvolto nelle operazioni di soccorso dei richiedenti asilo in arrivo con i gommoni dalla Turchia, operazioni che sono state svolte e continuano ad essere svolte quasi esclusivamente da volontari e associazioni indipendenti. Inoltre alcuni volontari presenti a Lesvos lamentano in più occasioni una presenza “passiva” di ACNUR al momento dei soccorsi e degli sbarchi (ad esempio nell’isola di Lesvos alcuni operatori di ACNUR hanno detto di essere presenti solo per fare “ricerca” e “monitoraggio”).
Anche in altri luoghi di confine il lavoro di ACNUR non è stato svolto in maniera adeguata sia in termini di qualità che di quantità e spesso è risultato e risulta tuttora marginale rispetto al grande impegno profuso dai volontari e dalle associazioni indipendenti. Inoltre in più di una occasione ACNUR non ha preso posizione in maniera chiara ed efficace contro decisioni da parte dei singoli Stati europei dalla “rotta balcanica” che violavano e/o stanno tuttora violando apertamente i diritti e la dignità dei richiedenti asilo.
Riguardo la frontiera Sud dell’Italia, a Lampedusa, Pozzallo ed Augusta, ACNUR, benché presente, sta assistendo in totale silenzio e passività all’operato delle autorità italiane che stanno imponendo anche qui l’arbitraria divisione tra rifugiati e i migranti economici (violando i Diritti Umani degli stessi), respingendoli o costringendoli alla clandestinità e/o alla reclusione nei CIE, legittimando anche in questo caso la discriminazione su base etnica e nazionale.
Quanto sopra esposto è in contrasto con il ruolo e la mission di ACNUR come Agenzia indipendente così come da Voi stessi definiti: “L’ACNUR è la principale organizzazione al mondo impegnata in prima linea a salvare vite umane, a proteggere i diritti di milioni di rifugiati, di sfollati e di apolidi, e a costruire per loro un futuro migliore (…) Il mandato di ACNUR è di guidare e coordinare, a livello mondiale, la protezione dei rifugiati e le azioni necessarie per garantire il loro benessere. L’Agenzia lavora per assicurare che tutti possano esercitare il diritto di asilo e di essere accolti in sicurezza in un altro Stato.”
In base a quanto esposto auspichiamo pertanto chiarimenti in merito all’operato passato e presente di ACNUR e chiediamo che ACNUR metta in atto tutte le azioni necessario al fine di garantire in maniera effettiva il rispetto dei Diritti dei migranti e del Diritto di Asilo come Diritto universalmente sancito.
Per informazioni e adesioni:
yasmina14@hotmail.it
davideeec@yahoo.it