Pubblichiamo qui di seguito il comunicato stampa del Medu sulla morte di Alì Muse a Sesto Fiorentino. Medu chiede con forza “un’assunzione di responsabilità, quanto meno nei confronti dei sopravvissuti, da parte delle istituzioni locali, in primo luogo i Comuni di Sesto Fiorentino, Firenze e di tutta l’area metropolitana, e nazionali, garantendo una sistemazione abitativa dignitosa, rapida e sicura alle persone che attualmente si trovano in strada”.
L’ennesima morte annunciata
Sesto Fiorentino, 12 gennaio 2017 – A.M. è morto nell’incendio divampato la scorsa notte, l’11 gennaio, nello stabile occupato dell’ex mobilificio Aiazzone nel Comune di Sesto Fiorentino. A.M. aveva trentotto anni, era di origine somala, titolare di protezione internazionale in Italia e viveva a Firenze dal 2008, per un breve periodo in un centro di accoglienza, poi sempre in edifici occupati, in assenza di possibilità alternative. Era riuscito in un primo momento a mettersi in salvo, ma poi ha deciso di rientrare nello stabile per recuperare i documenti necessari ad ottenere il tanto agognato ricongiungimento familiare con la moglie e i due figli e le fiamme non lo hanno risparmiato.
L’incendio, causato da una stufa o da un corto circuito, si è scatenato al secondo piano di un edificio dismesso da anni e occupato nel dicembre 2014 dal Movimento di Lotta per la Casa per fornire un alloggio a un gruppo di rifugiati senza fissa dimora provenienti soprattutto dalla Somalia. Medici per i Diritti Umani opera nello stabile da maggio 2015 prestando assistenza sanitaria ai suoi abitanti, informandoli sul diritto alla salute e sulle modalità di accesso ai servizi socio-sanitari territoriali.
Già a gennaio 2016, in seguito al taglio della corrente da parte dell’azienda Acea e al successivo tentativo di sgombero dell’edificio, Medu aveva denunciato pubblicamente le gravi problematiche strutturali ed igienico-sanitarie dello stabile, evidenziando le pessime condizioni di vita degli abitanti e richiedendo al Comune di Sesto Fiorentino l’immediata convocazione di un tavolo con le associazioni e i movimenti che operano a supporto degli abitanti dell’ Ex Aiazzone, per individuare delle soluzioni abitative adeguate.
All’interno dello stabile erano presenti circa 70 persone, uomini e donne, giovani e anziani, tutti titolari di un permesso di soggiorno per protezione internazionale.
Oltre ad A.M., altri due uomini sono rimasti gravemente intossicati dalle fiamme, originate molto probabilmente dalle stufe da campo utilizzate per scaldarsi. Uno di loro è stato seguito a lungo dai medici e gli operatori della clinica mobile di Medu, che da tempo chiedevano ai Comuni di Firenze e di Sesto Fiorentino il suo inserimento in una struttura di accoglienza, in considerazione delle precarie condizioni di salute.
All’indomani del tragico incendio, il Comune di Sesto Fiorentino ha provveduto ad allestire un accampamento nel parcheggio di un grande mobilificio nei pressi dello stabile, ma le tende approntate sono insufficienti ad ospitare le persone rimaste in strada né sono stati predisposti sevizi igienici minimi.
Che si possa morire in una condizione di così grave precarietà e degrado, non stupisce. A.M. non è stato vittima solo delle fiamme, ma alla sua morte hanno contribuito un percorso di accoglienza ed integrazione incapace di generare inclusione sociale, la mancanza di reti sociali e familiari, l’impossibilità di accedere a diritti fondamentali, come quello all’abitazione, la passività delle istituzioni.
Un’ennesima, odiosa, morte annunciata e prevedibile di fronte alla quale Medu torna a chiedere con forza un’assunzione di responsabilità, quanto meno nei confronti dei sopravvissuti, da parte delle istituzioni locali, in primo luogo i Comuni di Sesto Fiorentino, Firenze e di tutta l’area metropolitana, e nazionali, garantendo una sistemazione abitativa dignitosa, rapida e sicura alle persone che attualmente si trovano in strada, anche in considerazione delle condizioni atmosferiche di questi giorni.
In ultimo, l’adozione di misure di interventi strutturali e di sistema che permettano il definitivo superamento dei tanti insediamenti precari presenti sul territorio fiorentino, dove vivono centinaia di persone, per lo più rifugiati politici, spesso in condizioni di estrema vulnerabilità.
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Medici per i Diritti Umani (MEDU), organizzazione umanitaria indipendente, dal 2006 fornisce a Firenze assistenza e orientamento socio-sanitario ai rifugiati in condizioni di precarietà nell’ambito del progetto Un camper per i diritti.