Se Forza Italia decide di lanciare un appello alle armi (ne abbiamo parlato qui), non sono da meno i proclami leghisti e affini degli ultimi giorni. Anche se non s’invoca il fuoco sui barconi, si affilano altre lame. Dal Presidente della Regione Lombardia Maroni, ai sindaci, a Matteo Salvini. Un rincorrersi forsennato di agenzie di stampa, legate ad un unico filo rosso (!): la logica del netto rifiuto dell’accoglienza senza se e senza ma. Tutto comincia qualche giorno fa, con un tweet di Maroni, nel quale chiede al popolo del web un parere sugli amministratori del Nord Italia che avrebbero “respinto” la richiesta di accogliere un numero maggiore di migranti. Alle numerose indignazioni, seguono tuttavia altrettanti plausi, leghisti e non, anche importanti.
Il primo a schierarsi con Maroni è un non-leghista: Giovanni Toti, FI, nuovo capo della Giunta Regionale della Liguria e nuovo partner del popolo verde («Noi non accoglieremo altri migranti come fanno Lombardia, Veneto e Valle d’Aosta. Il provvedimento di Maroni di oggi è legittimo. Io non lo posso ancora fare perché non sono ancora in carica»). Immediatamente dopo, anche Luca Zaia (lui si, leghista), Presidente della Regione Veneto, ribadisce le sue posizioni in un’intervista rilasciata al Corriere della Sera: «Siamo alla follia, con un governo inadeguato che sui documenti ufficiali ci invita a gestire “la fase acuta” dell’immigrazione. Quando invece sappiamo tutti che non è acuta, è cronica. Smettiamola con l’illusione di poter sopportare e gestire un esodo biblico».
Non pago, Maroni passa dal virtuale al reale, come spesso avviene, e scrive una lettera a tutti i prefetti lombardi: “Vi chiedo di sospendere le assegnazioni nei Comuni lombardi in attesa che il Governo individui soluzioni di accoglienza temporanea più eque, condivise e idonee, che garantiscano condizioni reali di legalità e sicurezza. Secondo i dati resi noti dal Viminale nei giorni scorsi, la Lombardia è la terza regione italiana, dopo Sicilia e Lazio, come percentuale di presenze di immigrati nelle strutture di accoglienza (…) E’ quindi impensabile inviare in Lombardia altri immigrati prima di aver riequilibrato la distribuzione“.
Il segretario della Lega Nord, Matteo Salvini, difende a spada tratta Maroni e su Facebook e Twitter scrive: «I prefetti cercano casa per migliaia di clandestini? Facciamogli sentire cosa ne pensiamo!». Allega, poi, i numeri di telefono delle prefetture, da Milano a Reggio Calabria e conclude: «Una telefonata allunga la vita». Il deputato leghista Guido Guidesi chiarisce: “Serve una solida politica di disincentivo all’immigrazione sfrenata, che si opponga al caos generato da questo governo. I sindaci ‘collaborazionisti’ devono essere sanzionati, è l’unico modo per fermare questa colonizzazione forzata dei nostri territori. Non accettiamo prediche da Renzi, Serracchiani e compagni, che fanno la morale scaricando sui cittadini il peso delle loro politiche di invasione. Prima i lombardi, siamo stanchi di un governo che regala case, hotel di lusso, sigarette e telefono ai clandestini e nega anche gli aiuti più essenziali alla nostra gente provata dalla crisi”.
E intanto la Lega lombarda elabora una sorta di ‘lista di proscrizione‘ (uno “screening”, dicono) dei Comuni che accolgono i profughi in Lombardia, con l’idea di tagliare poi i trasferimenti regionali alle amministrazioni comunali. Giusto per raccogliere altri consensi, sia in chiave elettorale sia in modo da fare “massa”. E così, Fabio Bergamini, neoeletto sindaco leghista di Bondeno (Ferrara), afferma: “A Bondeno nessun profugo valicherà il confine fino a quando anche solo una delle 700 persone che hanno avuto la casa terremotata non avrà ultimato la ricostruzione. Il razzismo al contrario di Renzi lo lasciamo ai sindaci Pd. Noi la nostra gente la tuteliamo (…) Fino a che a Bondeno governerà la Lega mai un solo cittadino sarà scavalcato dai clandestini: i Comuni Lega sono baluardo del buon senso”. Insomma… se non sono dichiarazioni di “guerra” queste! Ma attenzione, nella lista degli affetti da “leghismo virale”, ci sono anche esponenti del Pd, non immuni alla logica del rifiuto. Fra questi, Felice Casson, senatore del Pd, candidato sindaco di Venezia, il quale afferma: «Questa città ha già dato tanto, ma ora si rischiano tensioni sociali».
Ma ci sono anche alleanze meno scontate. Come quella di Achille Variati, sindaco Pd di Vicenza da ormai otto anni, rivela: «Arriva chi lavora, via i delinquenti, vanno distinte le mele buone dalle mele marce, lo Stato non può mandare gente che un mese dopo l’arrivo si mette a rubare, spacciare, rapinare le anziane delle collanine d’oro». Con loro, anche tanti comuni toscani si stanno affiliando (i primi sono stati i municipi costieri della Versilia, ndr) alla campagna virale del “rifiuto”.
E da ultimo, anche Grillo, leader del Movimento 5 stelle, pubblica un post sul suo blog nel quale invita l’Italia a sospendere “Schengen, almeno per qualche mese”. Il post è accompagnato da un fotomontaggio che raffigura un camion stracolmo di migranti, con la bandiera dell’Italia in vetta, e un cartello stradale in primo piano che indica la Germania.
Mentre, nel frattempo, Salvini minaccia di occupare le prefetture e invita i militanti a far pressione: «Invitiamo i nostri amministratori locali e i cittadini perbene, in maniera democratica e pacifica, a presidiare fisicamente gli alberghi a 2, 3 e perfino 4 stelle, per impedire democraticamente e fisicamente che siano ospitati a spese nostre».
Il virus del rifiuto dilaga, servirebbe un attivismo diffuso per fermarlo. Saremo capaci di reagire come la gravità della situazione richiede?