“Noi prima salviamo vite umane anche a costo di perdere voti. E’ una questione di civiltà“, ha da poco dichiarato il presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervenendo al meeting di Cl. Dall’alto delle varie cariche istituzionali piovono, in queste ore, raccomandazioni, strategie e suggerimenti all’Italia e all’Europa sulla gestione della cosiddetta “emergenza immigrazione”. Un appello a una maggiore collaborazione tra i Paesi europei, è stato lanciato ieri da Federica Mogherini, l’Alta rappresentante per la politica estera Ue. Mogherini, in visita a Tallinn, ha segnalato la necessità di affrontare prima di tutto le cause delle migrazioni nei Paesi di origine facendo riferimento in particolare alla guerra in Siria, al complicato processo di stabilizzazione in Afghanistan e alla situazione in diversi Paesi africani.
Mentre Germania e Francia, dopo il vertice di ieri a Berlino, vorrebbero che Italia e Grecia allestissero al più presto centri di registrazione dei migranti in arrivo nell’Unione europea e spingono per una chiara politica di asilo comunitaria. Per Parigi e Berlino non è sufficiente l’applicazione delle misure concordate a giugno a livello europeo, ma sarebbe necessario creare su questa base una politica comune in materia di asilo. I ministri dell’Interno di Germania e Francia, Thomas de Maizière e Bernard Cazeneuve, stanno lavorando a “un documento comune, per fare in modo che con i partner si possano avviare altre misure”.
Ma mentre le pagine della politica si riempiono di parole, si continua a morire d’Europa. Ieri, un gommone proveniente dalla Turchia si è capovolto a poche miglia dall’isola greca di Lesbo. Almeno due persone sono morte annegate e altre cinque sono disperse in mare. L’incidente, racconta la Guardia Costiera ellenica, è avvenuto all’alba nel tratto di mare Egeo che separa Lesbo dalla terraferma. I soccorritori sono riusciti a trarre in salvo otto naufraghi e a recuperare i corpi di due vittime, ma sull’imbarcazione i passeggeri sarebbero stati almeno una quindicina: sono in corso le ricerche per tentare di localizzare i dispersi. E questa mattina, un’agenzia di stampa riferisce lapidaria della morte di un minore somalo di 15 anni. Il ragazzo era stato soccorso dalla nave Dignity di Medici senza Frontiere. Ma, nonostante le prime cure a bordo, è morto in seguito a un arresto cardiocircolatorio provocato dalla condizioni critiche di salute causate dai maltrattamenti subiti in Libia, dove era stato costretto a lavorare senza cibo né acqua. Con lui si erano salvate altre 302 persone.