Livio Pepino, già consigliere della Corte di cassazione e direttore Edizioni Gruppo Abele, pubblica un articolo nella Rubrica “Diritti senza confini”, nata dalla collaborazione fra le Riviste Questione Giustizia e Diritto Immigrazione e Cittadinanza (promossa da MD e ASGI) per rispondere all’esigenza di promuovere, con tempestività e in modo incisivo il dibattito giuridico sulle principali questioni inerenti al diritto degli stranieri. L’articolo verte sull’analisi delle nuove norme in materia di immigrazione e sicurezza, con specifico riferimento al dl 113/2018 (cd. decreto Salvini), convertito con l. 132/2018. Esso rivela un disegno unificatore, lucido e crudele: colpire gli emarginati, migranti o autoctoni, privandoli di dignità e diritti. “Oggi siamo passati a una realtà palpabile che ha messo radici. Il filo rosso (o meglio, nero) della manovra normativa è, infatti, l’individuazione sempre più esplicita della categoria dei nemici della società, da estendere nel numero (il Ministro dell’interno ha già anticipato l’intenzione di includervi i consumatori di stupefacenti) e da colpire nei diritti (fino a privarli, quando possibile, finanche della cittadinanza, e dunque dell’identità). Le tecniche sono quelle già descritte: respingere chi viene da luoghi lontani, criminalizzare chi vive (o pensa) in modo diverso, restringere gli spazi dell’accoglienza, segregare in carcere o in strutture ad esso affini. Si tratta – va ulteriormente sottolineato – di un disegno unitario“, scrive Pepino. Gli avvocati, i pm ed i giudici sono chiamati ad una sfida densa di valori costituzionali, con cui affrontare consapevolmente quella “linea di politica criminale, di politica sociale e di politica tout court”che ne costituisce la cifra dominante.
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