L’associazione 21Luglio ha presentato, nella sede della Fp-Cgil, il report “Lavoro sporco” a cura di Angela Tullio Cataldo, che analizza luci e ombre del progetto “borse lavoro” del Comune di Roma, relativo ai percorsi formativi e l’inserimento lavorativo delle comunità rom. Il vice sindaco e assessore alle Politiche sociali della Capitale, Sveva Belviso, annunciava, nell’ottobre 2011, un grande successo del progetto, per il quale, “grazie a una rete di operatori, 150 nomadi lavorano”. Ma i dati reali sconfessano oggi l’entusiasmo di partenza: oltre un milione e mezzo di euro impiegati per 3 progetti di “inclusione socio-lavorativa” rivolti a 125 rom. Di questi, però, solo in 16 hanno raggiunto un’assunzione. Per tutti gli altri, solo un’occupazione saltuaria, e poi, finito il progetto, più nulla. Mentre l’obiettivo dichiarato dal Comune era quello di far integrare una parte di quel 72 per cento di persone che vive nei campi e per questo esclusa dal mercato occupazionale. Nel report vengono valutati i parametri di efficacia delle politiche “inclusione socio-lavorativa” messe in campo dal Comune: ovvero, inserimento lavorativo, inclusione e cambiamento dello stile di vita. In base a questi indicatori il progetto più riuscito è il “Retis”, il riciclo di materiali ingombranti, che ha portato il 64 per cento dei partecipanti ad ottenere un contratto. Mentre “Form on the job”, il progetto svolto interamente all’interno del campo di via Salone (220mila euro per 30 persone), invece ha dato risultati diversi. Solo il 15 per cento ha continuato l’esperienza di lavoro. Per un partecipante su dieci, nessun cambiamento. Ma il peggior risultato ottenuto, quanto a occupazione, è quello del progetto “pulizia dei campi”: un milione di euro per 80 persone e nessuna assunzione. In conclusione, a fronte di un esborso complessivo di un milione e seicento mila euro, messi in campo dal Comune, attraverso questi tre progetti, soltanto 16 Rom (14 dei quali attraverso il Retis) hanno trovato un’occupazione. “Dunque sono stati spesi 100mila euro a persona – fa notare Carlo Stasolla, presidente dell’associazione – porteremo questa ricerca all’Assessorato alle Politiche sociali, per chiedere di continuare ad incentivare il progetto Retis, ma anche per intervenire sugli altri, dotandoli degli strumenti di controllo e di monitoraggio dei fondi utilizzati e dei reali obbiettivi raggiunti. Da oggi sarà questa la battaglia dell’Associazione 21 luglio, insieme al tentativo di svelare le dinamiche che dal 2005 ad oggi hanno caratterizzato i rapporti tra i sedicenti portavoce Rom (mai eletti da nessuno) e l’amministrazione comunale, al fine di promuovere determinate politiche funzionali alle proprie campagne elettorali”.
Per info: www.21luglio.com