Sei nuove morti bianche in meno di ventiquattr’ore: questo il tragico bilancio di un giorno di giugno come tanti altri. In rete si fa un gran parlare di numeri e percentuali, che, però, nella maggior parte dei casi prendono in considerazione soltanto i decessi dei nostri connazionali. Si susseguono notizie tutte identiche che gridano allo scandalo. Ma, in realtà, le morti sul lavoro sono uno stillicidio continuo che passa poi nell’indifferenza generale. Ancora di più, se la vittima è un migrante. Nei cantieri, nelle fabbriche, nelle campagne, tanti lavoratori immigrati sono “invisibili”, e restano tali anche dopo la morte, perchè nessuno se ne occupa. Salari bassi, percarietà, lavoro nero, aumento dei ritmi di lavoro, ricatti: i cittadini immigrati pagano un prezzo altissimo di sangue. Solo ieri dei sei operai morti, tre sono di nazionalità rumena: due giovani operai edili di 25 e 31 anni, rispettivamente delle provincie Latina e L’Aquila, e un operaio meccanico di 43 anni di Marina di Carrara. I loro nomi nell’agenzia di stampa che da notizia della loro morte non compaiono. Eppure proprio i cittadini rumeni sono tra i lavoratori stranieri più colpiti dagli infortuni sul lavoro.