“Ci sono tante parole, scegliamo quelle giuste”: è questo il claim del video della nuova campagna lanciata (il cui hashtag è #StopHateSpeech) dall’Agcom contro le espressioni d’odio. Questo lancio accompagna e introduce l’approvazione, da parte del Consiglio dell’Autorità per le Garanzie nelle Comunicazioni (Agcom), delle nuove ‘Disposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hatespeech’. L’obiettivo della campagna, rivolta a tutti i cittadini, senza distinzione alcuna, è di sensibilizzare il pubblico sul fenomeno dell’hate speech che, spesso, finisce per alimentare generalizzazioni che conducono ad episodi di discriminazione. Il messaggio della campagna si concentra sull’inesistenza di contrapposizione tra “free speech” e “hate speech”.
E se da un lato la campagna mira ad entrare nelle case di tutti gli italiani, il nuovo Regolamento, contenuto nella Delibera 157/19/CONS (Regolamento recante disposizioni in materia di rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e di contrasto all’hate speech del 15 maggio 2019), punta a raggiungere tutti i media.
Come avevamo raccontato nei mesi scorsi, il Regolamento è stato preceduto da una consultazione pubblica alla quale hanno partecipato le associazioni di settore, rappresentanti della società civile e delle imprese. Un contributo fondamentale è derivato anche dalla stretta collaborazione con l’Ordine dei Giornalisti (gli iscritti all’Ordine, di fatto, rispondono alla legge 69/1963, una normativa che va rivisitata, cosi come le carte deontologiche) che ha portato alla definizione di una procedura di confronto permanente sulle iniziative dell’Autorità.
L’Autorità ha voluto fornire “un quadro più definito di norme finalizzate al contrasto alle espressioni d’odio, secondo i principi delle normative italiane ed europee in materia volti a contrastare forme di discriminazione basate sulla costruzione e diffusione di stereotipi, generalizzazioni decontestualizzate di singoli episodi di cronaca che possono ledere la dignità di singole persone associate ad una categoria oggetto di discriminazione”.
Vi è, nel regolamento, un forte richiamo alla “Costituzione della Repubblica che, all’articolo 3, fa riferimento ai principi di uguaglianza e non discriminazione, principi che spesso vengono violati con linguaggi violenti, soprattutto da quando le nuove tecnologie hanno espanso a dismisura le capacità di comunicazione”.
Il regolamento stabilisce, secondo quanto previsto dall’art. 32, comma 5, del decreto legislativo 31 luglio 2005, n. 177, i principi e le disposizioni cui devono adeguarsi i fornitori di servizi media audiovisivi e radiofonici soggetti alla giurisdizione italiana nei programmi di informazione e intrattenimento per assicurare “il rispetto della dignità umana e del principio di non discriminazione e contrasto alle espressioni di odio”, ma anche, secondo quanto prevede la nuova direttiva europea sui servizi media audiovisivi, il conseguente adeguamento delle piattaforme di condivisione di video online.
In presenza di violazioni sistematiche e particolarmente gravi di tali norme, l’Agcom può avviare un procedimento sanzionatorio, diffidando il fornitore di servizi a non reiterare la condotta.
Questo nuovo Regolamento si configura, di fatto, come un ulteriore strumento che mira a spezzare il circolo vizioso dell’odio online alimentato da stereotipi e fake news.
Tuttavia, oggi, in Italia, il livello di guardia nell’hate speech è stato già di gran lunga superato. Occorre andare avanti e creare sempre nuovi strumenti di contrasto che vadano alla stessa velocità con la quale l’odio si sta propagando.