La prima sezione civile del Tribunale di Milano, con ordinanza dell’8 luglio 2016, ha assestato un ulteriore duro colpo al “caro soggiorno”. Già lo scorso settembre la Corte di Giustizia Europea aveva evidenziato che il contributo per il rilascio e il rinnovo dei permessi di soggiorno aveva un costo sproporzionato, seguita dal Tar del Lazio che, lo scorso maggio, ha annullato il decreto che introduceva lo stesso contributo (DM 6.10.2011), perché ritenuto illegittimo (noi ne avevamo parlato qui). Ora, arriva una nuova condanna per il Ministero dell’Interno, il Ministero dell’Economia e delle Finanze e la Presidenza del Consiglio dei Ministri. Il giudice milanese si è infatti espresso sul ricorso antidiscriminazione presentato nel dicembre 2015 dagli avvocati Livio Neri e Alberto Guariso di Asgi (Associazione Studi Giuridici sull’Immigrazione) per conto di sei cittadini stranieri che, per il rinnovo dei loro permessi di soggiorno, erano stati costretti a pagare ingiustamente somme notevolmente superiori a quelle versate dagli italiani in occasione, ad esempio, del rilascio delle carte di identità. Il costo del permesso è stato infatti di “circa otto volte più elevato del costo per il rilascio di una carta d’identità nazionale”, come evidenziato dallo stesso Tribunale di Milano, che ha accertato la discriminazione. “I ricorrenti – si legge nell’ordinanza emessa dal giudice- sono stati discriminati per motivi di nazionalità atteso che gli stessi –in quanto stranieri richiedenti il rinnovo del permesso di soggiorno –, per ottenere il permesso di soggiorno, sono costretti a pagare una somma notevolmente superiore a quella pagata dagli italiani per usufruire di prestazioni dal contenuto analogo”. L’aver richiesto un pagamento in misura non consentita dall’ordinamento europeo costituisce una discriminazione e viola il principio di parità di trattamento previsto dalla Direttiva 109/2003. Per questo, lo Stato dovrà restituire ai sei ricorrenti le somme versate ingiustamente: avranno quindi indietro, a seconda dei casi, 145 o 245 euro ciascuno.
E’ un’ordinanza molto innovativa e importante perché, per la prima volta, un Tribunale afferma il diritto al rimborso di quanto pagato dai cittadini stranieri, dopo l’entrata in vigore del decreto dell’ottobre 2011, inducendo le amministrazioni resistenti ad adottare il provvedimento, cosa che il Tar in precedenza non aveva fatto.
Tuttavia, ad oggi, viene ancora richiesto del tutto illegittimamente il pagamento della tassa per il rinnovo e rilascio del permesso, nella misura prevista dal decreto annullato. Sarebbe auspicabile che il Governo, in tempi brevi, stabilisca con un decreto un costo equo per il rilascio del permesso di soggiorno, e preveda la restituzione a tutti dei soldi versati con la tassa illegittima. Questa tassa non esiste più. E bisogna darne atto.