Sembra ieri, quando, durante la campagna per l’elezione del candidato sindaco di Milano, la Lega Nord insieme al Pdl, sostenuti anche dalle dichiarazioni del premier, tappezzava la città di manifesti che prospettavano il “rischio” di una imminente “Islamopoli” o “Zingaropoli islamica” nel caso di vittoria del candidato del centrosinistra, Giuliano Pisapia. Il futuro sindaco di Milano veniva accusato di voler costruire una moschea nel centro del capoluogo lombardo, per cercare di accreditare la loro ipotesi che ci fossero “terroristi musulmani” pronti ad installarsi nel cuore della Lombardia, per le loro azioni criminali, con il concorso di politici troppo accondiscendenti. Una settimana fa, la Provincia di Padova approvava una mozione della Lega Nord che invitava i sindaci a consultazioni popolari e il governo ad approntare un decreto legge che renda obbligatorio indire referendum sulle moschee. Si è “distinto” per le sue dichiarazioni il consigliere provinciale Pietro Giovannoni, che parla di Islam come “religione di morte” e del rischio che l’Italia si trasformi in un “califfato islamico”. Aggiungendo, poi, che la “galassia islamica in Italia non è ancora matura per essere considerata una religione con cui lo stato può stringere un accordo, come quello del concordato”. Un crescendo d’odio razzista.
Pochi giorni or sono, dopo le prime agenzie di stampa che annunciavano la strage di Oslo, alcuni dei nostri principali quotidiani si sono lanciati in un’invettiva anti-Islam che ha caratterizzato le loro prime pagine. Il 23 luglio il quotidiano Libero spiega con questo titolo l’atto terroristico avvenuto in Norvegia: “Con l’islam il buonismo non paga. Norvegia sotto attacco: un massacro”. Il Giornale fa peggio dei titoli apparsi sul Foglio e su Il Tempo, uscendo addirittura con due prime pagine diverse, in tempi diversi e in zone diverse. La prima, dal titolo: “Sono sempre loro. Ci attaccano. La prima vendetta di Al Qaida dopo la morte di Bin Laden”, completata da un violento editoriale della giornalista e deputata Pdl, Fiamma Nirenstein, contro l’Islam. Poi, una volta appreso che si trattava di un attentatore “norvegese, di destra, cristiano e anti-islamico, biondo, alto e con gli occhi azzurri”, il Giornale riscrive immediatamente titolo e editoriale fornendoci una nuova versione: “Attacco sanguinoso. Strage in Norvegia. L’ipotesi del terrorismo internazionale e la pista politica”. Libero non ha probabilmente avuto il tempo di rettificare il tiro (“Che sia un episodio di guerra santa è indubbio”, afferma l’articolo).
Un altro esempio, più sottile, è l’articolo pubblicato su La Stampa da Lucia Annunziata, dal titolo: “Addio al mito del paese perfetto”, nel quale anche lei prova ugualmente a distribuire un po’ di colpe sugli “islamici” che vivono in Norvegia: “Ma questo violento risveglio è davvero una sorpresa? Nulla avviene in realtà mai all’improvviso, e neanche questo attacco del terrorismo all’estremo Nord d’Europa, arriva di punto in bianco. L’islamofobia è stata in permanente crescita negli ultimi anni sotto la pelle del quietissimo Paese, in cui circa 150 mila islamici su una popolazione di cinque milioni di abitanti, hanno finito con il costituire un permanente elemento di frizione culturale, un esempio tangibilissimo di come l’Islam in un Paese pure laicissimo non sia facilmente assorbibile. E questo ha portato anche a una lenta fine della presunta tranquillità della Norvegia, a un’inesorabile crescita dei controlli in tutte le direzioni. Infatti il terrorismo e l’Islam non sono assolutamente la stessa cosa, ma l’ondata terrorista – che potrebbe avere un marchio jihadista – non si capirebbe se non si tenesse presente anche il mondo in cui questa si sviluppa. L’arresto di un uomo norvegese lascia aperta la porta del terrorismo interno, ma certo non si possono escludere legami internazionali”. E ancora, Magdi Cristiano Allam sulle pagine de Il Giornale, pur condannando la strage, scrive: “Ammoniamo che il multiculturalismo è il terreno di coltura di un’ideologia razzista che fa proseliti tra quanti hanno la sensazione di non risiedere più a casa loro, che presto si ridurranno a essere minoranza e forse a esserne allontanati. Ecco perché multiculturalismo e razzismo sono di fatto due facce della stessa medaglia. La mia conclusione? Se vogliamo sconfiggere questo razzismo dobbiamo porre fine al multiculturalismo”. Parole pesanti che trasudano razzismo utilizzando la routine dell’emergenza e la retorica securitaria, spettacolarizzando e distorcendo tutto ciò che ha a che fare con l’Islam. Così facendo incoraggiano l’esclusione degli immigrati musulmani dalla vita sociale del paese, invocando nei loro confronti speciali e urgenti politiche di controllo (vedi anche le dichiarazioni di Hammarberg sulla questione del velo).
Finiamo poi con la ciliegina sulla torta: l’eurodeputato leghista Mario Borghezio dichiara nella trasmissione “La zanzara”: “Quelle espresse da Anders Behring Breivik sono posizioni sicuramente condivisibili. L’opposizione all’islam, l’accusa all’Europa di essersi già arresa prima di combattere, sono cose che pensiamo in molti. Breivik è magari in buona fede. Le sue sono posizioni che collimano al cento per cento con molte delle posizioni che sono state prese da questi movimenti che ormai vincono le elezioni tutte le volte che si vota in Europa. Prendono sempre il 20%. Il che vuol dire che in Europa un 100 milioni di persone la pensano così. Perciò, sostenere una necessità di una forte risposta cristiana, anche in termini di crociata contro questa deriva islamista, terrorista e fondamentalista della religione islamica e di questo progetto di conquista dell’Europa e del califfato in Europa è sacrosanto. L’ideologia della società aperta crea mostri. Il killer Breivik è il risultato di questa società aperta, multirazziale, direi orwelliana. Questo tipo di società è criminogena. Certe situazioni di disagio e di insofferenza è inevitabile che sfocino in tragedia. Quando una popolazione si sente invasa, poi nascono dei fenomeni di reazione, anche se gli eccessi sono da condannare. Quando si diceva prima che la Norvegia e la Svezia accoglievano decine di migliaia di tunisini, bisognava tener conto dell’impatto che un afflusso di questo genere poteva generare. La società aperta e multirazziale non è quel paradiso terrestre che ci voglion far credere coloro che comandano l’informazione. La società aperta e multirazziale fa schifo”.
Con queste premesse, lasciamo a voi i commenti.