O il CIE cambia, o chiude. E’ questo, in sintesi, il contenuto della mozione sul Cie di Gradisca d’Isonzo, approvata dal Consiglio regionale del Friuli Venezia Giulia.
La mozione, presentata da Franco Codega (PD) come primo firmatario e condivisa dai gruppi PD, SEL e Cittadini, impegna la giunta a farsi portavoce presso il Governo nazionale, coinvolgendo direttamente i soggetti gestori del CIE nonché la Prefettura e la Questura di Gorizia, affinché venga garantito “il rispetto dei diritti umani”.
Una garanzia che ad oggi non c’è, come evidenziato dagli stessi firmatari, che hanno sottolineato la grave condizione in cui versa la struttura “sia sotto il profilo del rispetto delle norme nazionali ed europee che del rispetto dei diritti umani fondamentali”. In sintesi, “nei CIE, in particolare in quello di Gradisca d’Isonzo, si pongono tre temi strettamente legati tra loro: un problema umanitario, una questione di diritto e una questione di efficacia rispetto ai risultati attesi”, come si legge in un comunicato del Consiglio.
Proprio alla luce di questa situazione, più volte denunciata da associazioni, rappresentanti istituzionali, e anche dal sindacato di polizia Siulp, la mozione chiede “la chiusura immediata del CIE qualora non si rendesse possibile modificare sostanzialmente le condizioni di vita degli stranieri ivi trattenuti”.
“I CIE vanno chiusi, tutti – specifica Giulio Lauri, capogruppo SEL in Consiglio regionale – ma se c’è n’è uno da cui bisogna cominciare è quello di Gradisca. Nel frattempo la Regione, in quanto soggetto responsabile della salute di tutte le persone che si trovano sul suo territorio, ha il potere e il dovere di intervenire concretamente per tutelare la salute dei trattenuti”.
La mozione sembra quindi porsi nell’ottica di una chiusura graduale delle strutture di detenzione.
Tra le richieste, i firmatari esigono che sia verificata “la congruità e il rispetto delle norme nazionali ed europee e la costituzionalità dei provvedimenti”; che siano garantiti i diritti inviolabili, “compreso il libero accesso alla comunicazione con l’esterno, il supporto legale, la tutela della salute per mezzo del Servizio Sanitario Regionale”; che sia “consentito l’ingresso in tutta la struttura ai consiglieri regionali in qualunque momento” per monitorare la struttura e le condizioni in essa presenti.
Tutti aspetti che, ad oggi, sono assenti.
Anche il centrodestra è intervenuto sulla questione, presentando un ordine del giorno con cui chiedeva di “proseguire nella verifica della congruità del CIE di Gradisca per garantire i diritti inviolabili delle persone, formare adeguatamente il personale, rafforzare l’organico delle Forze dell’ordine, garantire un adeguato sostegno al Comune di Gradisca d’Isonzo”. L’Odg, che aveva come primi firmatari i consiglieri regionali del Pdl Rodolfo Ziberna e Roberto Novelli, è stato respinto dal Consiglio, che non ne condivideva le premesse, ossia la richiesta di “pretendere che tutti i Paesi dell’UE si facciano carico pro quota degli oneri derivanti dalla lotta all’immigrazione clandestina, intervenire presso i Paesi da cui provengono gli immigrati clandestini per sveltire le operazioni di rimpatrio, e garantire che i costi sanitari degli ospiti della struttura siano a carico del Sistema Sanitario Nazionale”.
“Concordiamo certamente sul fatto che i tempi di permanenza nel CIE siano in assoluto troppo lunghi per un Paese civile, ma la colpa non è della Bossi-Fini, bensì dei rispettivi consolati competenti ad assegnare il titolo valido per il rientro in patria. Come concordiamo sulle degradate condizioni delle strutture, la cui concausa però è ascrivibile anche al comportamento di quei trattenuti che hanno reiteratamente danneggiato l’edificio, gli arredi e le attrezzature”.
Opposta la posizione della maggioranza, che nel testo della mozione si rivolge direttamente al governo chiedendo “la riforma della normativa relativa al sistema delle espulsioni e dei trattenimenti e l’abolizione immediata del reato di ‘immigrazione clandestina’”.
Con la mozione sono stati anche accolti tre emendamenti del Movimento 5 Stelle, che prevedono la fornitura di libri alle persone trattenute, un’adeguata formazione al personale esterno addetto ai servizi, e il recupero del campo di calcio interno alla struttura, per fornire un’attività di svago.
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