No. Non è un nuovo giallo al cinema. Da ieri, si continua a parlare della Diciotti, nonostante tutto. Tema scottante affrontato: la “scomparsa” di un gruppo (40 secondo alcuni, 50 secondo altri) di richiedenti asilo sbarcati dalla oramai nota nave, “in fuga” dal centro di Rocca di Papa e, in contemporanea, i gelati regalati da Papa Francesco ai richiedenti asilo rimasti al momento al centro “Mondo Migliore” dei Castelli romani.
Quale attinenza e legame abbiano i due fatti, non è ben chiaro. La sola cosa certa è che entrambi gli argomenti accendono gli animi tanto dei giornalisti quanto dei lettori.
L’annuncio della “fuga” è stato dato dai sottosegretari agli Interni nel primo pomeriggio di ieri, con ironia: «Erano così disperati che hanno preferito rinunciare a vitto e alloggio garantiti per andare chissà dove», hanno dichiarato. «È l’ennesima prova che chi sbarca in Italia non sempre scappa dalla fame e dalla guerra, nonostante le bugie della sinistra e di chi usa gli immigrati per fare business».
Il titolare del Ministero dell’Interno ha rafforzato il concetto: “Più di 50 degli immigrati sbarcati dalla Diciotti erano così ‘bisognosi’ di avere protezione, vitto e alloggio, che hanno deciso di allontanarsi e sparire! Ma come, non li avevo sequestrati? È l’ennesima conferma che non tutti quelli che arrivano in Italia sono ‘scheletrini’ che scappano dalla guerra e dalla fame. Lavorerò ancora di più per cambiare leggi sbagliate e azzerare gli arrivi”.
Da questo momento in poi, la stampa nazionale, e non, si è “divertita” a commentare e connotare in vario modo questa “fuga”, ignorando totalmente le vere ragioni alla base della stessa, che sono, in realtà, ben note a molti. Ma la propaganda dei titoli ad effetto ovviamente fa più comodo della verità. “Dileguati”, “spariti”, “fuggiti”, “scappati”, “irreperibili”. Sono queste le “declinazioni” di significato che narrano di un allontanamento volontario di persone assolutamente libere di scegliere. Ma la tossicità del dibattito pubblico sull’immigrazione, da noi più volte rievocata, preferisce consolidare una immagine negativa dei migranti e del loro diritto (perché di fatto lo è) all’asilo.
Il Governo forse ignora che il fenomeno dell’allontanamento volontario, a vario titolo, è un fatto vecchio, consolidato e addirittura consistente, specie per alcune nazionalità. Tra le persone maggiormente coinvolte, soprattutto i cittadini somali ed eritrei (in questo caso, “quelli della Diciotti”), ma anche sudanesi e siriani.
Filippo Miraglia, di Arci nazionale, fa giustamente notare: “Questo non vuol dire che non sono bisognosi di protezione o d’accoglienza ma, più semplicemente, che non vogliono restare in Italia. Una circostanza che il Viminale ha utilizzato, anche favorendo l’allontanamento delle persone (affinché non pesassero sul nostro sistema d’accoglienza), a tal punto che l’UE ha dovuto introdurre procedure e strumenti (gli hotspot) per impedire quelli che vengono chiamati movimenti secondari interni, che disattendono il Regolamento Dublino”.
Fortunatamente, vi è stata una risposta secca e decisa da parte della Caritas: «È allontanamento volontario, non fuga. Si fugge da uno stato di detenzione e non è questo il caso» ha ribadito il direttore di Caritas Italiana, don Francesco Soddu. «Nessuno vuole rimanere in Italia, si sa». (E dato il clima come dargli torto, aggiungiamo noi?) Gli ha fatto eco anche padre Camillo Ripamonti presidente del Centro Astalli: “I centri di accoglienza non sono centri di detenzione e dunque le persone ospitate possono allontanarsene liberamente: la loro non è una fuga. I motivi per andarsene possono essere i più svariati, cambiano da caso a caso”.
Malgrado la componente ecclesiastica abbia chiara questa consapevolezza, c’è ancora chi, come la leader di Fratelli d’Italia, si “preoccupa” di questa “fuga”: “Oltre 50 clandestini arrivati in Italia con la nave Diciotti sono spariti dal centro di Rocca di Papa. Nessuno sa dove siano. Se anche solo uno di loro commettesse un reato, di chi sarebbe la responsabilità? Stop immigrazione incontrollata, #blocconavalesubito”.
Ma molto di più preoccupa la reazione dell’Europa, che di fatto, si allinea, suo malgrado, alle politiche dell’attuale Governo.
Una portavoce della Commissione, Tove Ernst, commentando il caso, dichiara: “Abbiamo chiesto a tutti gli Stati membri inclusa l’Italia di fornire adeguate capacità di accoglienza, inclusa la detenzione. La detenzione può essere usata per l’identificazione dei migranti e evitare fughe”, ha spiegato, ricordando che i migranti non hanno il diritto di “scegliere lo Stato membro in cui chiedere protezione internazionale”.
Sul caso della Diciotti, è intervenuto anche il Commissario europeo Avramopoulos: “L’accoglienza dei migranti, qui, è responsabilità dell’Italia. Ma più in generale mostra la necessità urgente di soluzioni strutturali. L’Ue protegge chi ne ha bisogno, ma questo non significa che i profughi possano scegliere il Paese dove avere protezione. La riforma di Dublino è anche questo: non solo condividere responsabilità, ma anche porre fine a movimenti secondari e abusi”. E sui rimpatri il Commissario sollecita l’Italia a fare di più. “Sono d’accordo con Salvini sulla necessità di aumentare i rimpatri dei migranti dall’Italia. Per aumentare i rimpatri dei migranti, l’Italia deve accrescere la sua capacità di detenzione (centri chiusi): gli attuali circa 500 posti non bastano – avverte -. La prossima settimana presenteremo un pacchetto per rafforzare i rimpatri, così che l’Italia possa attuare procedure più veloci”.
Ci chiediamo. Ma se “tutti sanno” che nessuno vuole rimanere in Italia, cosa si attende a mettere mano al Regolamento di Dublino, invece di aumentare i rimpatri coatti e ad ampliare i centri di detenzione?