Il “nero” dà fastidio e provoca repulsione. E questa settimana alcuni nostri concittadini lo hanno manifestato in varie forme. Partiamo dalla pubblicità dell’acqua Uliveto che ha scatenato, giustamente, una polemica sui social. Le nostre bravissime atlete nazionali del volley si classificano seconde ai Mondiali giapponesi. In una pagina pubblicitaria celebrativa, oltre alla foto della squadra non poteva mancare, in massima evidenza, la bottiglia d’acqua del brand del gruppo Cogedi. Tuttavia, tale bottiglia “oscura”, con la sua imponenza, proprio la protagonista di questo mondiale, Paola Egonu, nera, nata a Cittadella da genitori nigeriani 19 anni fa.
La foto è di archivio (serviva un’immagine “in cui ci fosse anche il tricolore” ha spiegato il direttore marketing del gruppo Uliveto-Rocchetta) e nasconde anche un’altra protagonista: Miriam Sylla. Anche lei nera, nata in Italia, a Palermo, da genitori ivoriani 23 anni fa. Per dare visibilità alla bottiglia, il grafico ha scelto di coprire qualcuna delle giocatrici, guarda caso proprio l’unica giocatrice “nera” della squadra presente nella foto. Casualità? Forse. Ma quando si fa comunicazione, si assume la responsabilità di ciò che si sta comunicando. E le relative conseguenze. Immediatamente, infatti, si è sviluppato, soprattutto su Twitter, un dibattito fra chi grida al razzismo e chi invece cerca di liquidare la faccenda evocando l’impreparazione del creativo che ha messo in piedi la pubblicità.
Nel frattempo, accade qualcosa di più grave. A Brindisi un brutale pestaggio ai danni di tre migranti, anche loro neri, viene compiuto con mazze da baseball, tutto nella notte di venerdì. A denunciare è stato il “Forum provinciale per cambiare l’ordine delle cose” in un comunicato. «Ehi ehi, fermo. Ti dobbiamo ammazzare», hanno gridato ad Elija, segretario della comunità del Ghana di Brindisi. E poi colpi alla testa e alla schiena. Giunto in ospedale, con trenta giorni di prognosi, si ritrova insieme a un ragazzo del Senegal, anche lui aggredito brutalmente dagli stessi aggressori. Il giovane sanguina, ha la testa fasciata e a malapena riesce a parlare. Poco più tardi, un terzo giovane migrante viene aggredito dallo stesso gruppo armato di bastoni e viene messo in salvo grazie all’intervento di un passante.
La furia di questi 5 ignoti pare essersi “scatenata” e fomentata, a detta degli inquirenti, a seguito del diffondersi di “voci” circa l’arresto di un cittadino straniero che aveva danneggiato delle auto e di una quindicenne che avrebbe denunciato delle molestie subite da “tre giovani extracomunitari”. Tanto è bastato per far partire la “caccia al nero”, e alla stampa per evocare delle “ronde razziste”, mentre il Prefetto invita semplicemente a “moderare i toni”.
Risale a qualche giorno prima, un altro pestaggio: a Morbegno, vicino Sondrio, un cittadino senegalese è stato insultato e picchiato per il colore della pelle, mentre stava andando al lavoro, in un panificio.
Da ultimo, la notizia sull’episodio, diventata virale su Facebook, avvenuto sul Frecciarossa Milano-Trieste ai danni di una ragazza di 23 anni di origine indiana (nera ma non troppo). “Mi sono seduta al mio posto e la signora vicino a me mi fa: ma lei è in questo posto? E le faccio sì signora … e lei posso vedere il biglietto. Gliel’ho fatto vedere e mi fa ah beh io non voglio stare vicino a una negra e si è spostata…”, ha scritto la giovane a sua madre, spiegando l’accaduto. Pochi giorni prima, era accaduta grossomodo la stessa cosa a bordo di un Flixibus a Trento (notizia poi “smontata” da alcuni giornali), ai danni di un cittadino straniero: nero.
Non ce ne voglia Michele Serra, delle due l’una: o non abbiamo capito il suo messaggio o non possiamo concordare con lui. Stamattina, nella sua consueta rubrica, commenta l’accaduto sul Frecciarossa scrivendo che “razzista è un termine del tutto inadedeguato” per definire la signora. Quello più adeguato sarebbe “stronza”. “Non è tanto il razzismo, a preoccupare”, ha scritto. “Quello che preoccupa è la rivendicata serenità con la quale il razzismo si manifesta (“non viaggio accanto a una negra”) come se fosse un’opinione normale, e normalmente pronunciabile”. Che il razzismo sia rivendicato ormai pubblicamente non è una novità e lo abbiamo denunciato in tempi non sospetti. Resta il fatto che è la concretezza e la frequenza giornaliera del razzismo in tutte le sue forme a doverci allarmare. E’ non è un problema di “buona educazione”. E’ il fatto che nel 2018 è ancora il colore della pelle a mettere una barriera fra noi e “loro”. Anche quando “loro” sono cittadini italiani a tutti gli effetti.