Centri controllati e piattaforme “regionali” di sbarco nei paesi terzi sono oggetto di due “non papers” (documenti informali) presentati ieri dalla Commissione Europea per dare seguito alle conclusioni del Consiglio Europeo del 28 e 29 giugno scorsi su migrazioni e asilo.
I centri controllati sarebbero aperti negli Stati europei interessati ad ospitarli e dovrebbero accogliere i migranti soccorsi e salvati in mare. Il loro finanziamento sarebbe interamente garantito dall’Unione Europea che metterebbe a disposizione anche il personale necessario, coinvolgendo in primo luogo Frontex e Easo. I centri dovrebbero avere la funzione di compiere una prima registrazione e identificazione dei migranti e di selezionare le persone bisognose di protezione dai migranti cosiddetti economici. Il tutto dovrebbe avvenire in 4-8 settimane. Solo per i richiedenti asilo sarebbe previsto il trasferimento in un altro Stato membro disponibile ad ospitarli che potrebbe ricevere un contributo di 6mila euro per ciascuna persona accolta. In via transitoria e in attesa della riforma del Sistema Comune Europeo di Asilo, la Commissione metterebbe a disposizione un contact-point per coordinare la collaborazione tra gli Stati membri.
La creazione di piattaforme regionali di sbarco avrebbe l’obiettivo di assicurare operazioni di sbarco sicure sulle due sponde del Mediterraneo delle persone soccorse in mare e sarebbe realizzata in collaborazione con Unhcr e Oim e con i paesi terzi disponibili “nel pieno rispetto delle norme internazionali”. Nel comunicato ufficiale, la Commissione specifica che non dovrebbe essere prevista la detenzione: “No detention, no camps”. Anche in questo caso sarebbe previsto il supporto finanziario e operativo dell’Unione Europea che potrebbe comprendere la fornitura di attrezzature, formazione per le operazioni di ricerca e soccorso in mare e per il controllo delle frontiere, servizi di accoglienza primaria, sostegno ai rimpatri o all’avvio della procedura della richiesta di protezione nei paesi terzi, un nuovo piano di reinsediamento, se necessario.
Si tratta, come anticipato, di una proposta elaborata dalla Commissione che secondo il Commissario Europeo Avramopoulos potrebbe partire rapidamente (utilizzando le risorse comunitarie già disponibili) a condizione che i Paesi membri trovino un accordo (ma per ora gli interessi nazionali sembrano prevalere) e che siano individuati i Paesi terzi disponibili a “collaborare”. Un incontro con gli ambasciatori dei paesi comunitari programmato per oggi e un meeting con Unhcr e Oim previsto per il 30 luglio la discuteranno in dettaglio.
Oltre che della propaganda politica, le persone che cercano protezione in Europa sono purtroppo diventate (non da ora, si pensi solo al tremendo accordo concluso con la Turchia), anche merce di scambio per ottenere dall’Unione Europea sostegni economici vantaggiosi.
Nel frattempo 40 persone (tra le quali una donna incinta) sono da giorni bloccate in mare, a poche miglia dalle coste tunisine, sulla nave Starost5 (che le ha soccorse quando la barca su cui viaggiavano è andata in avaria): la Tunisia, Malta e l’Italia hanno rifiutato sino ad oggi di aprire i loro porti.