E’ arrivata di notte. Quando in pochi possono porre la giusta attenzione ed è più facile che sfugga ai riflettori mediatici. E’, infatti, delle 23.59 di ieri la pubblicazione delle Conclusioni del Consiglio dei Ministri europeo sulle migrazioni (Comunicato stampa 943/15).
Prima dell’inizio dei lavori, il presidente del Consiglio Europeo, Donald Tusk, aveva affermato di accogliere con favore i suggerimenti sul rafforzamento dei controlli dei confini esterni proposti dalla Commissione, perché i suddetti controlli sono “la condizio sine qua non” per ogni tipo di politica sull’immigrazione. Secondo Tusk, la proposta più controversa, invece, risulta quella di costruire un organismo nuovo a guardia dei confini e delle coste dell’Ue. La Commissione Europea aveva suggerito l’adozione di una guardia unitaria in paesi specifici entro tre giorni, ma poiché alcuni paesi membri temono per una possibile interferenza nella loro sovranità, la proposta è stata osteggiata (noi ne avevamo parlato qui ).
Vale la pena notare che prima dell’apertura del Consiglio, Germania, Austria, Grecia, Svezia, Finlandia, Belgio, Paesi Bassi e Lussemburgo hanno convocato una sorta di mini-forum con il premier turco Davutoglu. Secondo quanto appreso, uno degli obiettivi di questo forum era di discutere con la Turchia sulla possibilità che i paesi membri dell’Ue potessero ricevere, su base volontaria, i rifugiati direttamente dalla Turchia, per ostacolare il loro transito dalla Grecia con pericolosi viaggi in mare. Al termine della conferenza, la cancelliera tedesca Merkel ha affermato che gli altri paesi membri possono partecipare, se lo desiderano, al piano cooperativo con la Turchia.
Secondo il documento sui risultati pubblicato ieri sera, i paesi membri non hanno raggiunto, quindi, un consenso finale sulla costituzione della guardia, chiedendo al consiglio ministeriale dell’Ue di deliberare sulle proposte relative e di approvarle nella prima metà dell’anno prossimo.
Ma le prospettive di vedere una Europa più accogliente, si affievoliscono man mano che si prosegue con la lettura del documento. Sostanzialmente, si ribadisce (già ne abbiamo parlato qui)che l’Europa ha bisogno di “contenimento” dei flussi per “tutelare l’integrità” di Schengen, passando attraverso il “controllo delle frontiere esterne”. Un vocabolario da assetto di guerra, diremmo.
E sono i punti c ed e quelli più inquietanti e dei quali c’erano già state sinistre anticipazioni nei giorni scorsi, ovvero: “c) garantire l’identificazione, la registrazione e il rilevamento delle impronte digitali in maniera sistematica e completa, e adottare misure per contrastare il rifiuto di registrazione e contenere i flussi secondari irregolari; e) adottare misure concrete per garantire il rimpatrio e la riammissione effettivi delle persone non autorizzate a soggiornare e prestare assistenza agli Stati membri in ordine alle operazioni di rimpatrio” (noi ne avevamo già parlato qui)
I leader dell’UE hanno anche chiesto al Consiglio di esaminare il più rapidamente possibile la proposta volta a rafforzare le frontiere esterne dell’UE presentata dalla Commissione europea il 15 dicembre.
Al termine del primo giorno di lavori, la cancelliera Angela Merkel ha evidenziato, tra le priorità, l’accelerazione «su hotspot, ricollocamenti e rimpatri», auspicando l’istituzione – entro sei mesi – di un’agenzia a guida Ue di guardiacoste e guardie di frontiera, pronta a intervenire su comando di Bruxelles in caso di confini vulnerabili, anche contro la volontà degli Stati. Tale piano ha incontrato i favori del presidente francese Francois Hollande, nonché dei presidenti di Commissione e Consiglio Ue Jean Claude Juncker e Donald Tusk. Ora si attende che vengano resi pubblici anche i risultati della discussione sulla lotta al terrorismo.