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Cronache di ordinario razzismo

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La morte di un bracciante chiama in causa Cirio e Mutti

23 Ottobre 2017

Segnaliamo questo interessante reportage pubblicato su Internazionale e realizzato dai giornalisti Stefano Liberti e Fabio Ciconte. I due ripercorrono la vicenda del bracciante sudanese Abdullah Muhamed, morto d’infarto nelle campagne di Nardò nell’estate del 2015. Oggi, la procura di Lecce ha accertato che i pomodori raccolti senza contratto e sotto caporale da Abdullah Muhamed venivano consegnati ad alcune delle più grandi aziende italiane di trasformazione del pomodoro in pelati, sughi pronti e polpe, titolari di marchi molto noti: Mutti, Conserve Italia (Cirio) e La Rosina. Ricordiamo che il 2015 è stato un anno terribile nelle campagne della Puglia: in due mesi, quattro braccianti sono morti durante il lavoro di raccolta. Qui di seguito il reportage.

 

Era il suo primo giorno di lavoro. Arrivato in Salento da nemmeno un giorno, dopo un lungo viaggio in autobus dalla Sicilia, Abdullah Muhamed aveva cominciato alle dieci del mattino: nessuna visita medica, nessun contratto, solo un accordo verbale con un altro sudanese, Mohamed Elsalih detto Sale, che lo aveva reclutato per raccogliere pomodorini su quel campo di Nardò. La paga era stabilita a cottimo: sette euro per ogni cassone da tre quintali che sarebbe riuscito a riempire. L’uomo si era chinato sul terreno e non aveva mai smesso, nonostante il caldo sempre più aggressivo e l’umidità così densa da togliere il fiato. Si era fermato un solo momento verso mezzogiorno, quando la moglie Marie lo aveva chiamato al telefono. “Tutto bene, ci sentiamo quando finisco”, le aveva detto con tono rassicurante. Poche ore dopo si è accasciato a terra. Abdullah Muhamed è morto il 20 luglio 2015, in una delle estati più torride degli ultimi anni.

Clicca qui per continuare a leggere il reportage online su Internazionale

Filed Under: Antirazzisti in movimento Tagged With: Abdullah Muhamed, caporalato, estate 2015, nardò, pomodori, puglia

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