“La Gran Bretagna discrimina ingiustamente i cittadini di altri stati membri, e contravviene alle regole Ue sul coordinamento dei sistemi sociali che vietano discriminazioni dirette e indirette nel campo dell’accesso ai benefici della sicurezza sociale”: lo afferma la Commissione Ue, che ha deciso di intentare una causa contro il governo britannico, accusato di discriminazione contro i cittadini di altri Paesi Ue.
Dal 2004, il Regno Unito effettua sui cittadini Ue che vogliono vivere e lavorare in Gran Bretagna, dei test aggiuntivi a quelli previsti dai trattati europei. Lo scopo è determinare se queste persone possano risiedere in UK, e se abbiano o meno diritto a ricevere sussidi e aiuti di Stato.
Diritto che sarebbe già sancito dai trattati: ma, a quanto pare, Londra si riserva la possibilità di decidere per sé, andando oltre i normali controlli sui criteri di ammissibilità effettuati in tutti i Paesi Ue.
Nella maggior parte dei casi, l’esito del test è negativo: i cittadini non inglesi, proprio in quanto titolari di diversa cittadinanza, non avrebbero diritto alle prestazioni sociali, poiché, pur essendo abitualmente residenti nel Paese, non avendo il passaporto britannico non hanno il ‘diritto di residenza’. Restano fermi i doveri, naturalmente, come quello di pagare tasse e contributi.
Quindi, ad esempio, se licenziati dopo un regolare rapporto di lavoro, non ricevono l’assegno di disoccupazione.
I casi di discriminazione riguardano tutte le prestazioni sociali, dagli assegni per i figli ai crediti di pensione.
Sono 28.400 i casi di discriminazione riferiti al periodo 2009-2011 trattati dalla Commissione Ue che, dopo aver sollecitato a vuoto il governo inglese, ha deciso di portarlo di fronte alla Corte di Giustizia europea.
Immediata la reazione governativa, che difende le misure prese finora: “È assolutamente necessario fare tutto il possibile per tutelare il nostro sistema di sussidi sociali dagli abusi da parte di immigrati”, ha dichiarato alla stampa un portavoce del ministero inglese del Lavoro e delle Pensioni.
Un mese fa, in vista dell’eliminazione delle restrizioni imposte sugli spostamenti dei cittadini bulgari e romeni – le limitazioni cesseranno il primo gennaio 2014 -, la Gran Bretagna, insieme a Germania, Olanda e Austria, aveva chiesto a Bruxelles regole più rigide per impedire quello che viene definito il ‘turismo del welfare’. Un fenomeno, quello dei supposti abusi dei sussidi sociali da parte di cittadini immigrati, mai comprovato da cifre e dati, che ha il sapore di un pregiudizio piuttosto che di una realtà concreta. E che si sta trasformando in facile propaganda: il partito di destra e antieuropeista UK Independence Party, dopo il notevole successo raggiunto alle ultime elezioni locali, sta già sventolando il fantasma di un’“invasione di bulgari e rumeni in Gran Bretagna”.