Dopo la conclusione della triste e massacrante vicenda del peschereccio ‘Nuestra Madre Loreto‘, bloccato per 10 giorni in mare, dopo aver salvato 12 persone che tentavano di raggiungere la costa europea dalla Libia a bordo di un gommone, e infine approdato a Malta, evitando l’ennesima tragedia in mare, è giunta poche ore fa la notizia di un nuovo naufragio. Sono almeno 15 i migranti annegati al largo delle coste libiche, all’altezza di Misurata. Solo due i corpi recuperati dalle autorità, mentre gli altri che sono stati gettati in mare, risultano dispersi. Lo riferisce l’emittente Sky News Arabia, che cita le dichiarazioni di un giovane migrante sopravvissuto, rilasciate all’agenzia di stampa Reuters: “Eravamo in 25 su una barca”, ha raccontato. “Siamo partiti da Sabratha (in Libia occidentale) e siamo rimasti in mare per 12 giorni senza cibo né acqua”. Dieci le persone sopravvissute su un barcone di legno in condizioni pessime, quasi allo stremo. Non è chiaro perché, ma il motore è andato in avaria e l’imbarcazione alla deriva, è stata trascinata dalle correnti. Nelle stesse ore, altre tre persone sono morte, al confine tra Turchia e Grecia, dopo l’attraversamento del fiume Evros. I corpi di tre migranti, morti probabilmente di assideramento, sono stati ritrovati in tre villaggi della provincia turca di Dirne. Almeno uno di loro, un cittadino afghano, avrebbe perso la vita dopo essere stato respinto con la forza dalla polizia di frontiera greca, secondo quanto riferito da un suo connazionale, citato dai media turchi, i quali hanno denunciato, lo scorso anno, circa 4mila casi analoghi, ma le autorità di Atene hanno sempre respinto le accuse.
Soltanto una settimana fa, a due giorni dal ritorno in mare di Mediterranea e OpenArms, è partito un appello per un gommone in difficoltà, con oltre 120 migranti a bordo. Alcuni di loro sono morti annegati, secondo quanto riferito dagli attivisti, mentre gli altri sono poi stati presi in consegna prima da un rimorchiatore e poi dalla guardia costiera libica.
E’ arrivato, invece, da Alarm Phone – il supporto telefonico dedicato ai migranti che tentano la traversata – l’appello all’Europa perché fosse soccorsa un’altra nave, questa volta al largo delle coste del Marocco, con 70 persone a bordo. «Molti sono morti», si legge nel tweet di allerta, “Spagna e Marocco sono state informate ma non hanno disposto alcuna operazione di salvataggio».
Quindi ancora morti. Mentre il mondo resta a guardare.
Queste ed altre stragi stanno continuando a consumarsi senza sosta nei non-luoghi di confine, sommerse in un silenzio inquietante. Malgrado la fortissima riduzione degli sbarchi, si continua a partire e si continua, ancor di più, a morire. Ed è altrettanto inquietante che non si sappia nulla nemmeno dei sopravvissuti, che vengono respinti nuovamente nell’inferno libico, dove ogni sorta di diritto è sospeso.
Tutto questo mentre il nostro ministro dell’Interno ha dichiarato, poche ore fa, nel corso dell’audizione al Comitato Schengen, una chiara volontà di uscire dalla operazione Sophia (EuNavForMed, ndr) “in mancanza di nuove regole”, pur non essendo una missione nata al fine di effettuare salvataggi in mare.