Tra Bergamo e Seriate – un comune alle porte della provincia lombarda – nelle ultime settimane si è assistito alla riscossa della Lega Nord. Azzoppato, ma non ancora tramortito, il Carroccio studia una sua ricollocazione in vista della tornata di elezioni locali che si avranno nella prossima primavera. Ed è proprio dal tradizionale territorio lombardo che la Lega Nord si sta rifacendo il trucco. I belletti sono sempre gli stessi, affidabilissimi, tanto più in un momento di crisi: razzismo e omofobia. Basta guardare alla sfilza di ordini del giorno che la Lega ha piazzato a Bergamo, Seriate e altri comuni limitrofi. Si noti bene: alcune di queste mozioni sono fotocopia, presentati nell’uno e nell’altro Comune indifferentemente. Si tratta, insomma, di veri e propri proclami ideologici, tesi cioè a manifestare un pensiero. Per quanto appaia un tantino fuori posto che tutto ciò venga fatto attraverso degli ordini del giorno Comunali, in effetti non esiste palestra più adatta del Consiglio comunale del “paesello”, soprattutto per un partito a forte ispirazione locale come la Lega. Solida base da cui partire, magari per conquistare il ministero dell’Interno come è già capitato al segretario della Lega Roberto Maroni.
E così tra ordini del giorno dedicati al piano del traffico urbano, e a quella rastrelliera per la bicicletta da piazzare in una certa strada, ecco che nella convocazione del Consiglio comunale del 2 dicembre 2013 troviamo un documento di tutt’altro tenore. E’ l’ordine del giorno con cui alcuni consiglieri della Lega – primo firmatario Daniele Belotti, uno degli uomini forti del Carroccio, già assessore regionale all’urbanistica – invocano una “revisione del sistema di accesso degli alunni stranieri nelle scuole di ogni ordine e grado”. Certo, partire dal consiglio comunale di Bergamo-Bèrghem – come precisa sempre la Lega – può sembrare ridicolo. Ma già suona bene quel “Al presidente del Consiglio”, come si apre la mozione, anche se ci si riferisce solo al presidente del Consiglio comunale.
Ma vediamo più da vicino qual è l’idea dei leghisti di Bergamo che, ci si può scommettere, sarà uno dei prossimi cavalli di battaglia della Lega a livello nazionale. “L’elevata presenza di alunni stranieri nelle singole classi della scuola dell’obbligo determina difficoltà oggettive d’insegnamento per i docenti e di apprendimento per gli studenti” – scrivono – gli alunni “non italofoni” trovano “una enorme difficoltà di apprendimento di una lingua per loro sconosciuta”. E gli alunni italiani assistono invece a “una forte riduzione didattica”.
Classi ponte
Da cosa deriva una tale sicumera su un discorso complesso? Gli “arruolati” nella nuova (si fa per dire) battaglia della Lega sono immediatamente dichiarati: il Corriere della Sera e Andrea Ichino, uno degli autori del libello “Liberiamo la scuola” che ha “fatto scandalo” lo scorso 24 settembre presentando sulla prima pagina del Corsera un paper firmato dallo stesso Ichino e da Margherita Fort per l’Università di Bologna e niente meno che da un esponente della Banca Mondiale, Rosario Ballatore. Il Corriere ha fatto una vera e propria operazione politica sbattendo il “mostro” in prima pagina, e “regalando” uno spazio così autorevole a un autore che – oltre a auto-recensirsi – si riferisce a uno studio che, per ora, non ha trovato pubblicazione su alcuna rivista scientifica. Ma, complice anche la verve polemica dello scienziato-editorialista, di danni ne ha già fatti parecchi. Una tra tutte è proprio la mozione di Bèrghem, dove i leghisti vorrebbero fare – spiegano nel documento – come in Germania, dove gli studenti prima di essere inseriti nelle classi “normali” sono sottoposti a un test di tedesco e se non risultano sufficientemente capaci devono prima seguire un corso di tedesco, oppure come in Francia, dove sono previste le classi differenziali. Citando addirittura una intervista alla ministra Kyenge, in cui sosteneva che dei corsi di lingua italiana sarebbero ovviamente ben venuti se ci fossero le risorse, la mozione leghista si conclude facendo un po’ di confusione. Da una parte infatti, i legisti bergamaschi sollecitano “il governo e il parlamento” a introdurre test d’ingresso per i ragazzi stranieri “al fine di stabilire la necessità di corsi intensivi di lingua italiana”. E fin qui, nulla di male, ci fossero le risorse come ha detto la ministra. Ma ecco che rispetto alla Direzione scolastica del Comune la sollecitazione è già di un altro tenore e cioè: istituire, o potenziare qualora esistenti, “classi di alfabetizzazione propedeutici all’ingresso degli studenti stranieri nelle classi permanenti”. Par di capire, vere e proprie classi differenziali. Il succo è: prima impari l’italiano, poi entri in classe. Ovvero, tutto il contrario di quel che sostengono le più avanzate teorie pedagogiche sull’insegnamento della lingua, che mettono in evidenza come l’insegnamento tra pari sia il veicolo più efficace, e i gruppi omogenei quello meno efficace.
Via i campi rom (che non ci sono)
Ma non finisce qui. A un tiro di scoppio da Bergamo, e cioè a Seriate, il 18 novembre è stato depositato un ordine del giorno a firma dei consiglieri della Lega che titola così: “Norme nei confronti di rom, zingari e nomadi a tutela del popolo italiano e lombardo”. Ciò che segue è un delirio che può a buon ragione definirsi razzista, considerando oltretutto che – da quel che ci risulta – al momento non esistono campi rom a Seriate. Ne esistono però a Bergamo, dove è stato presentato un odg fotocopia. Ma esistessero anche a Seriate andrebbe dimostrato che, come scrivono i consiglieri Cristian Vezzoli della lega Nord e Luigi Vezzoli della Lista Saita Sindaco “le persone che vivono all’interno dei campi di fatto rifiutano l’integrazione con il nostro popolo, rinunciando sia alla scolarizzazione dei figli che a un lavoro regolare per gli adulti, preferendo l’accattonaggio e la delinquenza, anche minorile”. E continua: “Il campo nomadi è quindi una realtà a se stante, con proprie regole di comportamento diverse dalla cultura italiana e lombarda, nella quale sono frequenti episodi di violenza, rissa, spaccio e uso di armi che non possono essere tollerati, salvo voler sacrificare il tessuto di sicurezza e solidarietà italiana”. Ma non solo: “la sicurezza, il decoro, l’ambiente e la nostra stessa cultura sono compromessi dai comportamenti illeciti dei nomadi che giorno dopo giorno, si sentono sempre più liberi di fare ciò che loro aggrada in quanto consapevoli della pressoché impunità”. Il delirio continua richiamando le azioni del ministro dell’interno francese Valls e lo smantellamento dei campi illegali in Francia e in particolare a Lille. I due Vezzoli dunque informano che la Lega Nord e la Lista Saita “approvano” quanto deciso dal governo socialista francese e che (per chi non lo sapesse) “l’integrazione civile” prevede non solo il rispetto delle regole ma anche “della cultura e delle tradizioni del nostro popolo”. Dal che se ne deduce che chiunque non apprezzi un bel piatto di casonsèi, la pasta tipica ripiena di Bergamo, rifiuta di integrarsi.
La mozione si conclude con l’invito al comune di Seriate a inviare un plauso formale al “ministro socialista francese Valls” ma anche si sollecitare il governo a emanare nuove norme contro i campi illegali.
Lo stesso giorno in cui doveva essere discussa questa mozione, ce ne era anche un’altra, a firma stavolta di un consigliere del Pdl, che intendeva tutelare la “libertà di pensiero”. Come? Invitando i “parlamentari bergamaschi” a votare contro la legge sull’omofobia in discussione al Senato, che prevede delle aggravanti alla legge Mancino.
Ma il 25 novembre nessuna delle due mozioni, quella contro i campi rom e quella contro la legge sulla omofobia, sono state discusse. Perché numerose persone si sono date appuntamento fuori dal Comune per un presidio contro le intolleranze di Lega e Pdl. I due partiti hanno deciso di ritirare – per il momento – le mozioni. “C’è stata una bella risposta”, dice Dominguel Radesca, che tra Bergamo e Seriate si occupa di progetti sociali e tiene sott’occhio cosa accade nei due Comuni. E’ lui a raccontare che “a Seriate non si vedono né rom, né campi illegali da anni. Per questo – spiega – iniziative come quelle della mozione contro i campi rom, ma anche altre iniziative, lasciano intendere che la Lega stia cercando di ricostruirsi una identità forte e legata ai soliti temi, in vista delle prossime elezioni”. La via dell’Italia alla modernizzazione, insomma, si fa sempre più lunga.