Nel nuovo numero di Altreconomia di gennaio 2019, l’inchiesta di copertina è consacrata agli “affari” lungo le frontiere e agli appalti pubblici del Viminale, ricostruendone, con un’analisi approfondita, la filiera, le fonti e l’ammontare dei finanziamento e i soggetti coinvolti. Paese “chiave”, a oggi, per gli appalti stipulati tra 2017 e 2018 dalla Direzione immigrazione e polizia delle frontiere del Viminale è, ovviamente, la Libia, con una serie di commesse a beneficio di Tripoli con un solo “fornitore” nonché partner strategico: l’azienda veneta “Cantiere Navale Vittoria”. La fornitura verrà finanziata tramite il “Fondo Fiduciario per l’Africa” (EU Trust Fund), istituito dalla Commissione europea a fine 2015, con una dotazione di oltre 4 miliardi di euro. L’Unione europea è stata il principale finanziatore, ma chi ha implementato la prima fase in loco, dal luglio 2017, è proprio il nostro ministero dell’Interno. Poco prima di Natale, il Ministro dell’Interno ha indetto una gara da oltre 9,3 milioni di euro per la fornitura di 20 battelli destinati alla polizia di Tripoli, come parte della strategia di dichiarato “contrasto all’immigrazione clandestina” che l’Italia conduce da tempo lungo le rotte africane. La ditta che si aggiudicherà il bando di gara -pubblicato in Gazzetta ufficiale dell’Unione europea con termine ultimo per il ricevimento delle offerte fissato al 28 febbraio 2019- dovrà poi provvedere per ogni battello acquisito “a un corso di 30 ore per l’indottrinamento alla condotta, uso delle apparecchiature di bordo e manutenzione del battello a favore di almeno 4 operatori”. Quindi, fra finanziamenti per imbarcazioni, veicoli, idranti per “ordine pubblico”, formazione delle polizie e sistemi automatizzati di identificazione, si tratta di un “bel giro di affari”.
Clicca qui per leggere l’inchiesta su Altreconomia 211 — Gennaio 2019