Le donne di origine straniera, in Italia, occupano posti di lavoro poco qualificati e scarsamente retribuiti: lo afferma Daniela Piazzalunga in un articolo pubblicato su InGenere, rivista on-line di informazione, analisi e dibattito su questioni economiche e sociali analizzate in una prospettiva di genere.
Secondo i dati raccolti nel corso di una ricerca, le donne straniere sono il gruppo che guadagna meno, sia rispetto ai migranti uomini, sia rispetto alle donne italiane: “Tenendo conto del numero delle ore lavorate, le donne straniere guadagnano il 7.4% in meno degli uomini stranieri e il 27% in meno delle donne italiane”.
Tale situazione è imputabile a due “svantaggi” che avrebbero le lavoratici straniere: quello di essere donna, e quello di essere immigrata. In Italia sembra quindi che essere donna sia di per sé un punto a sfavore da un punto di vista lavorativo, giacché “le donne italiane rispetto agli uomini sono generalmente occupate ad un livello inferiore della scala gerarchica e meno pagate”. E sulle donne straniere grava un’altra “caratteristica italiana, quella di richiedere agli immigrati per lo più lavori poco qualificati e poco remunerati”. Ecco dunque che le donne immigrate affrontano una “doppia discriminazione” con effetti “sia sotto il profilo occupazione sia sotto quello retributivo”. Per quanto riguarda il primo aspetto, si va riscontrando in misura sempre maggiore la tendenza che vede “le donne migrare in modo indipendente e per motivi di lavoro, piuttosto che per ricongiungimenti familiari”, richiamate da “un aumento della domanda nel settore domestico” legato al fatto che, “dal momento in cui il lavoro retribuito delle donne italiane ha iniziato ad avere dimensioni importanti, le responsabilità del lavoro domestico e di cura non sono state ridistribuite all’interno della coppia, né prese in carico da un welfare state”.
Analizzando le cause del differenziale salariale, la ricerca ha evidenziato come “nel confronto tra uomini e donne migranti con le stesse tipologie di occupazione, il divario salariale non sia assolutamente motivato” se non da “discriminazioni di genere tra migranti”. Al contrario, “nel confronto tra donne italiane e straniere con le stesse occupazioni, la differenza retributiva è parzialmente giustificata, poiché il livello di istruzione delle donne italiane è più alto”. Si deve tuttavia prendere in considerazione anche la “segregazione delle donne straniere in determinati settori”, socialmente poco riconosciuti nonostante il ruolo fondamentale che ricoprono nel “garantire la sostenibilità del welfare italiano”, con riferimento particolare al lavoro di cura, “che altrimenti graverebbe quasi esclusivamente sulle spalle delle donne italiane”.
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