Il trattenimento dei migranti in situazione irregolare continua a rimanere lo strumento principe per rintracciare e rimpatriare persone non gradite, anche quando – come durante una pandemia – non è di fatto possibile farlo. Giacomo Zandonini, operatore sociale e culturale, giornalista e videoreporter freelance dal 2004, racconta a Open Migration come l’emergenza Coronavirus in Europa (non) sta cambiando la detenzione dei migranti. Nei CPR si continua a vivere in stanze con altre 4 o 5 persone e talvolta a mangiare gomito a gomito in spazi comuni e il 24 aprile, nello stesso centro di Gradisca d’Isonzo, il numero di contagiati salirà a 5. Nel frattempo le presenze nei centri si riducono di settimana in settimana a partire da fine marzo, con una serie di rilasci per scadenza dei termini di detenzione e una riduzione di nuovi ingressi.