Il bonus da 500 euro per i neo diciottenni potrebbe essere finalmente esteso anche ai giovani cittadini stranieri residenti in Italia. Il governo ha infatti presentato un emendamento in Commissione Istruzione Pubblica e Beni Culturali al Senato, in occasione dell’esame per la conversione in legge del cosiddetto “decreto scuola” (dl 42/2016 “Funzionalità del sistema scolastico e della ricerca”).
Un emendamento che interviene direttamente sulla legge di Stabilità e che, se verrà approvato, eliminerà una grave discriminazione istituzionale. Come sottolineavamo lo scorso dicembre, il testo della legge di stabilità 2016 al comma 979 prevede l’assegnazione, ai giovani che compiranno diciotto anni nel 2016, di una carta elettronica dell’importo massimo di euro 500. “La Carta – si specifica nel testo di legge – può essere utilizzata per assistere a rappresentazioni teatrali e cinematografiche, per l’acquisto di libri nonché per l’ingresso a musei, mostre ed eventi culturali, monumenti, gallerie, aree archeologiche, parchi naturali e spettacoli dal vivo.” Una misura, per quanto discutibile, di sostegno alla cultura: ma, in origine, non per tutti. Il cosiddetto “bonus cultura” era infatti previsto solo per i giovani di cittadinanza italiana, o di un paese comunitario, escludendo però tutti quei ragazzi e ragazze residenti sul territorio nazionale, ma cittadini di paesi terzi (non comunitari). L’emendamento governativo presentato ieri eliminerebbe finalmente ogni riferimento alla cittadinanza dei fruitori del bonus, estendendolo così a tutti i “residenti nel territorio nazionale, in possesso, ove previsto, di permesso di soggiorno in corso di validità”, che compiono 18 anni nel corso del 2016.
Una novità molto importante, che va a eliminare una grave discriminazione ed è molto positivo che il Sole 24 ore ne abbia parlato. Ma secondo Eugenio Bruno, autore dell’articolo ‘Card da 500 euro per i neo 18enni estesa anche agli stranieri‘, la novità prevista nell’emendamento “sarebbe curiosa”. La scelta del governo sarebbe da ricondurre alle prossime elezioni comunali, previste per il 5 giugno, “a cui parteciperanno appunto anche gli stranieri, purché residenti in Italia”. Purtroppo non sarà così. Il diritto al voto amministrativo è ad oggi infatti riconosciuto solo ai cittadini comunitari benché nel 2012 la campagna l’Italia sono anch’io abbia consegnato alla Camera una proposta di legge di iniziativa popolare sottoscritta da più di 100mila firme che ne propone il riconoscimento anche ai cittadini di paesi terzi residenti in Italia da cinque anni.
Purtroppo, molte persone che vivono stabilmente nel nostro paese, pagano le tasse, studiano, lavorano, partecipano alla vita della comunità, nel momento del voto sono ridotte al silenzio, impossibilitate a scegliere i propri rappresentanti. Una grave mancanza che spesso facilita la strumentalizzazione della componente sociale immigrata da parte dalla propaganda politica.
In questo caso, l’emendamento governativo non sembra, invece, una mossa politica. Lo scorso dicembre, all’indomani del voto alla Camera con cui si approvavano le misure proposte dal governo sulla legge di Stabilità, il presidente della commissione Bilancio Francesco Boccia ammetteva: “Sul bonus ai diciottenni è mancato il coraggio di estenderlo anche ai ragazzi stranieri residenti in Italia anche se nati altrove. C’è stata una presa di posizione netta delle opposizioni che si sono mostrate contrarie e la maggioranza non ha avuto il coraggio di forzare la mano. E’ una carenza che va colmata”.
Ora, finalmente, sembra che il danno sia stato riparato: fortunatamente, a volte la politica si rende conto del paese reale. Speriamo che lo stesso accada per quanto riguarda il voto, nonostante quanto scritto su Il Sole 24 Ore che lo ha, forse inconsapevolmente, auspicato.
Leggendo l’articolo pubblicato sul quotidiano, verrebbe quasi da chiedersi se nel senso comune il mancato riconoscimento di questo diritto a chi vive stabilmente nel nostro paese non sia reputato talmente assurdo da considerarlo impossibile.
Serena Chiodo