Segnaliamo una lettera che la Cooperativa sociale Be Free, contro tratta, violenze e discriminazioni, ha inviato anche al direttore di Repubblica, per mettere in chiaro come sono andate veramente le cose riguardo alla vicenda della giovane Faitha, la donna proveniente dal CARA di Castelnuovo di Porto. Nella lettera, si contestano alcune affermazioni relative all’articolo a firma di Alessandra Ziniti, del 2 febbraio 2019. Be free conosce Faitha da molti mesi, da quando è stata segnalata alla cooperativa dalla Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma, che aveva rilevato l’esistenza nel suo racconto di alcuni possibili “indicatori” di tratta. Faitha è stata una delle poche a non essere stata mandata via dal CARA, ma ad attuare un trasferimento scelto in precedenza, con il sostegno di Be Free, presso una struttura SPRAR, come suo diritto, in quanto titolare di protezione internazionale, e non richiedente asilo, come scritto nell’articolo. Faitha ha un fidanzato, che è poi il padre della bambina, che quindi non è il frutto di una “violenza”, come ipotizzato nell’articolo, ma di una scelta libera della giovane donna. Be Free precisa che, se si fossero potute evitare le lungaggini burocratiche, Faitha non sarebbe stata trasferita nell’imminenza di un parto e si contesta anche l’eccessiva esposizione di foto di lei e della neonata, senza alcun rispetto per la sua privacy e per la sua protezione.