Otto sedi territoriali (Roma, Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Trento, Vicenza, Padova) e 400 volontari hanno offerto nel 2020 servizi di accoglienza, inclusione sociale, supporto legale a circa 17 mila richiedenti asilo e rifugiati. Il Centro Astalli ha presentato oggi il suo rapporto con un evento online mettendo in luce le complessità vecchie e nuove che hanno caratterizzato le attività svolte dalla sua Rete nell’anno del Covid-19.
Il rapporto offre informazioni e un quadro molto dettagliato delle persone (non solo straniere) che si sono rivolte ai servizi dell’associazione in un anno in cui la pandemia ha aggiunto nuovi ostacoli nel percorso di riconoscimento della protezione internazionale (più arrivi rispetto al 2019, ma meno domande di protezione), di accesso all’accoglienza e agli interventi di inclusione sociale e lavorativa (la crisi economica causata dalla pandemia ha colpito settori come quelli del turismo e della ristorazione in cui sono molto presenti i migranti e i rifugiati).
Dal rapporto “emerge una fotografia in cui la pandemia ha messo in evidenza le lacune del sistema sanitario e del welfare territoriale, su cui per troppi anni non si è investito e si è continuato a tagliare risorse, indebolendo tutele e misure di sostegno alla popolazione più fragile di cui i rifugiati fanno parte. Si evince un aumento delle vulnerabilità cui corrispondono difficoltà maggiori nel vedersi garantiti diritti basilari ma soprattutto si registra una tardiva emersione e di conseguenza una presa in carico delle persone con vulnerabilità non tempestiva, ritardata fino all’arrivo nei centri SAI, a causa dei tagli imposti dai decreti sicurezza a molti servizi di ascolto e sostegno sociale nelle strutture di accoglienza straordinaria.” Come sempre, il Centro Astalli ha messo al centro della sua presentazione le persone: i volti e i racconti di Umba, Paul, Lamine, Juliette, Bashir e Sussy ci aiutano a ricordare che i migranti e i richiedenti asilo non sono numeri. Eppure, i numeri dei servizi descritti nel rapporto dimostrano quanto quella migrazione su cui la pandemia ha spento parzialmente i riflettori (accendendoli solo periodicamente per lanciare spesso allarmi ingiustificati) sono molto significativi: mostrano come le vulnerabilità siano cresciute nel 2021 e la necessità di ripensare e reinventare i servizi per contrastare le nuove forme di povertà colpiscono sempre più spesso anche i cittadini “nazionali”. E la risposta del Centro Astalli è quella della “comunità solidale”, che non cessa di chiedere politiche pubbliche più lungimiranti e intelligenti, ma, nel frattempo, agisce qui e ora con azioni di solidarietà.
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