L’Asgi ci segnala un articolo pubblicato oggi sul Corriere della Sera, a firma di Michele Focarete il cui titolo recita così: “Allarme furti in casa al quartiere Mecenate «Assediati dai rom»”.
L’articolo parla di un aumento dei furti nelle abitazioni della “zona 4”, in via Mecenate e dintorni, a Milano. “Allarme furti”, case messe “a soqquadro”, dove “tutto è stato violato”, e per cui “la paura che all’interno ci sia ancora il ladro ti paralizza”: questa la descrizione della situazione, definita dal giornalista “un vero attacco alla zona 4”. Un incremento della criminalità che viene associato alla presenza dei cittadini rom. Senza prove concrete, e, non si può fare a meno di notarlo, con molte stigmatizzazioni.
Partendo dalla frase “c’è chi punta l’indice contro i rom” (Sorge una prima domanda: Chi? Sarebbe forse da capire..) il giornalista specifica che “il quartiere è quello che ha subito più insediamenti di nomadi negli ultimi dieci anni. Una popolazione in continuo movimento”. Proprio come si addice ai “nomadi”, persone – che secondo Focarete verrebbero “subite” dalle altre – appunto in costante movimento. Abitudine, però, da tempo dismessa dai cittadini rom, e a ricordarlo basterebbero le moltissime persone nate in Italia. Del resto, il nomadismo di cui parla il giornalista avverrebbe “tra uno sgombero e l’altro”. Un’analisi quanto mai veloce di questa affermazione porterebbe a pensare che forse evitare questi continui sgomberi ridurrebbe la precarietà abitativa e sociale dei suddetti. Ma tant’è: il giornalista descrive gli stessi come “un esercito di 600 persone che non lavora ma si muove come lavavetri agli incroci o in cerca di elemosine per la strada”. Focarete non si spiega come la presenza di questo “esercito” sia possibile, se “proprio in via Mecenate c’è un commissariato di polizia. Non lontano, in piazza Cartagine, l’autocentro della polizia e, quasi di fronte, una stazione dei carabinieri. A duecento metri, in via Salomone, è rimasto il presidio dei vigili di quartiere”.
Noi invece restiamo perplessi dalla ricorrenza, in un articolo di uno dei principali quotidiani nazionali, di termini e frasi stigmatizzanti, dalla forte valenza negativa, senza una prova concreta del reale coinvolgimento dei cittadini rom nei furti di cui tratta l’articolo.
Il giornalista riporta poi “una teoria che ha una certa logica”, descritta da “un detective in pensione che qui [..] ci abita da sempre”: la teoria riguarderebbe un gruppo di cittadini sudamericani che avevano dei complici nei supermercati, arrestati tempo fa dalla polizia per dei furti in appartamento.
Potrebbe essere opportuno non basarsi esclusivamente sulle parole, veritiere o meno, di un detective in pensione e cercare altre fonti?
E se prima i colpevoli sembravano “i sudamericani”, “adesso nel mirino ci sono i rom”. La conferma della loro colpevolezza sarebbe il fatto che “hanno portato via tutto meno una collana di perle. Per gli zingari le perle portano sfortuna”. Se ci stupiamo di dover leggere, ancora una volta, il termine “zingaro”, non è da meno la sorpresa nel vedere questo stereotipo da racconto fiabesco preso come prova di colpevolezza di un intero gruppo di cittadini.
Sembrerebbe quindi che i responsabili dei furti siano già stati identificati. Invece no: è sempre il detective in pensione, che poi diventa “il poliziotto”, che suggerisce come si dovrebbe procedere: “bisognerebbe mettere sotto pressione gli amministratori di condominio che spesso danno i lavori di pulizia in appalto a stranieri che vanno e vengono. Molti addirittura in nero, o irregolari. E sono proprio loro che, pulendo le scale, conoscono gli inquilini, sanno dove abitano, che lavoro fanno, le loro abitudini. Basta una soffiata, e il gioco è fatto”.
Dunque il problema vero sarebbe costituito dalla presenza di lavoratori stranieri nei nostri condomini. Tesi che nel sottotitolo dell’articolo viene addebitata direttamente alla polizia “La polizia: «Troppi appalti per le pulizie condominiali affidati a imprese equivoche»”: assente qualsiasi riferimento concreto. Il lettore, lasciato privo dei dati per capire davvero, resta così impaurito e diffidente.