“È inevitabile che l’arrivo e la presenza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati divida e squarci il nostro paese e l’Europa in universi contrapposti? È proprio necessario che le strategie e le scelte politiche e istituzionali debbano lasciarsi attraversare e condizionare dalle pulsioni xenofobe?” Così Grazia Naletto, presidente di Lunaria, riflettendo sui gravi fatti degli ultimi giorni. Fatti che purtroppo non sono isolati: da Tor Sapienza, a Roma, alle barricate di Gorino, la geografia del rifiuto dell’accoglienza si espande in modo esponenziale. Per contrastarla, serve una seria analisi del presente: quella che prova a fare Lunaria nel suo ultimo dossier, Il mondo di dentro. Il sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati a Roma (liberamente scaricabile qui). A due anni dall’avvio dell’indagine su Mafia Capitale, Lunaria analizza i due principali rami in cui si articola la gestione dell’accoglienza nella Capitale, portando anche delle proposte concrete di miglioramento. Per evitare che tutto torni a funzionare esattamente come prima.
Pubblichiamo di seguito l’articolo scritto da Grazia Naletto e pubblicato su il manifesto del 29 ottobre 2016.
di Grazia Naletto
E’ inevitabile che l’arrivo e la presenza dei migranti, dei richiedenti asilo e dei rifugiati divida e squarci il nostro paese e l’Europa in universi contrapposti? E’ proprio necessario che le strategie e le scelte politiche e istituzionali debbano lasciarsi attraversare e condizionare dalle pulsioni xenofobe?
La domanda torna attuale dopo i fatti di questi giorni.
Le barricate ignobili e razziste di Gorino contro l’accoglienza di 12 donne e 8 bambini richiedenti asilo non sono un caso isolato. Il rifiuto dei richiedenti asilo si è espresso già in altre forme a Capalbio, Savona, Marino, Contrada San Nicola, Burcei, Chieve, Santa Croce sull’Arno, sino ad arrivare a quello più noto di Tor Sapienza, a Roma, del novembre 2014. Sullo sfondo le voci di amministratori che si rifiutano di ospitare centri di accoglienza sul proprio territorio o dichiarano di aver raggiunto livelli di presenza “insostenibili”, ultimi i Sindaci di due Comuni importanti, Firenze e Prato, della rossa Toscana.
Tra le dichiarazioni rassicuranti del Governo, la crescita delle proteste razziste e xenofobe a livello locale e le loro rappresentazioni mediatiche, le disfunzioni e le criticità quotidiane delle politiche di accoglienza italiane tendono a restare sullo sfondo e ad essere rimosse. Servirebbe invece affrontarle e esaminarle in dettaglio per poter accogliere bene le circa 168mila persone che ad oggi sono ospitate nel nostro paese.
Parliamo di Roma. Quasi due anni fa, i primi arresti e la pubblicazione delle ordinanze di custodia cautelare relative all’indagine “Mondo di mezzo” gettarono un’ombra più che oscura sul sistema di accoglienza per richiedenti asilo e rifugiati della Capitale. Le politiche pubbliche di accoglienza italiane ne uscirono delegittimate: l’attenzione si concentrò sul “malaffare” connesso alla gestione dei centri e sulla quantità di risorse pubbliche a questa destinate. Da qui il diffondersi di un luogo comune che associa l’accoglienza, ben oltre le mura della capitale e senza discriminante alcuna, solo ed esclusivamente a un business.
L’inchiesta ha in effetti portato alla luce vere e proprie patologie sistemiche nelle procedure di affidamento, nell’erogazione, nel monitoraggio e nel controllo dei servizi di accoglienza gestiti per conto dello Sprar e della Prefettura. Perché si è arrivati a questo punto e cosa è successo a distanza di due anni?
Nel dossier il Mondo di dentro Lunaria propone una sua lettura partendo da una tesi di fondo: la cattiva accoglienza deve essere denunciata e perseguita ma non dovrebbe legittimare il disimpegno istituzionale nella predisposizione di servizi di accoglienza pubblici efficienti e capaci di favorire effettivamente la progressiva autonomia delle persone ospitate.
Ci sono precise responsabilità politiche e amministrative, nazionali e locali, all’origine delle criticità che a tutt’oggi caratterizzano il sistema di accoglienza romano, articolato in strutture di grandi dimensioni concentrate in alcune aree della città, spesso periferiche, con un rapporto tra ospiti e operatori inappropriato a garantire la corretta e personalizzata erogazione di tutti i servizi previsti nei bandi di gara pubblicati dalla Prefettura o nelle Linee guida del sistema di accoglienza ordinario Sprar, coordinato dal Comune. Permangono condizioni di sfruttamento del lavoro degli operatori. L’affidamento diretto dei Centri di accoglienza straordinaria (Cas) è proseguito anche in tempi recenti, nonostante la pubblicazione di bandi di gara pubblici e sicuramente più puntuali rispetto a quello del giugno 2014.
La scadenza del progetto Sprar attualmente in corso il prossimo 31 dicembre consentirebbe di ripensare profondamente il modello di accoglienza cittadino se solo si volesse. Il Comune, la Regione e la Prefettura, insieme, potrebbero ad esempio coinvolgere in un percorso condiviso e partecipato di programmazione e progettazione degli interventi per i prossimi tre anni tutte le realtà presenti sul territorio: i Municipi, gli enti gestori, le associazioni antirazziste, le organizzazioni sindacali, i movimenti delle occupazioni e degli operatori e le associazioni dei migranti.
Ciò forse consentirebbe di evitare che tutto tornasse a funzionare come prima.