Lo scorso sabato 13 giugno, nei pressi delle coste di Zawiya (Libia), il Mar Mediterraneo è stato teatro, dell’ennesima tragedia che ha visto coinvolti alcuni migranti. Un’imbarcazione che trasportava circa 30 persone è naufragata alle porte della città libica, un naufragio che è costato la vita a 12 di loro.
È di due giorni fa la notizia che sulla spiaggia di Sourman, a pochi chilometri da Zawiya, è stato rinvenuto il corpo di una delle vittime, una bimba di appena 5 mesi. La giovane vittima è ancora sconosciuta e, come riportato dal quotidiano La Stampa, è stata ritrovata da alcune persone che hanno in seguito avvertito la Mezzaluna rossa. La foto del corpo senza vita della piccola migrante è stata diffusa dal quotidiano arabo alhadafnews.com e si trova ora sui diversi social.
Tutti ricordiamo l’indignazione che, nel settembre 2015, seguì la diffusione dell’immagine del corpo senza vita del piccolo Alan Kurdi, un bimbo siriano di soli 3 anni, vittima di un naufragio insieme alla sua famiglia, a largo delle coste turche. La morte di Alan, e la fotografia del suo corpo adagiato sulla spiaggia di Bodrum fecero il giro del mondo e divennero il simbolo delle vittime migranti del Mediterraneo. È passato ormai qualche anno dalla tragica morte del bimbo siriano; all’epoca si pensò che lo sdegno e il clamore provocati da quell’immagine divenuta, tristemente, emblema del pericoloso viaggio che tanti migranti affrontano per raggiungere le coste europee, potesse portare ad un cambiamento e risvegliare la coscienza di chi ancora guardava nel silenzio e nell’immobilismo più totale le stragi che si ripetevano nel Mediterraneo.
Oggi constatiamo che, dopo 5 anni, l’indifferenza nei confronti dei migranti che perdono la vita in mare è invece aumentata. Il ritrovamento della piccola senza nome di Sourman non ha infatti provocato la stessa indignazione che provocò la morte di Alan.
E questo è solo l’ennesimo caso. Ad oggi sono ancora tantissime le persone, giovani e non, che continuano a perdere la loro vita in mare in un viaggio disperato intrapreso alla ricerca di una vita migliore (oltre al recente naufragio di Sourman, qualche giorno prima, tra il 4 e il 5 giugno un’altra imbarcazione, con a bordo più di 50 persone, è naufragata al largo delle coste tunisine. Più di 30 le vittime).