Pochissimi ne parlano. Ma quanto sta accadendo a Torino in queste ultime ore è grave. Tutto comincia qualche giorno fa. Il 16 maggio, il quotidiano La Stampa (l’unico che sta seguendo in modo continuativo la vicenda) pubblica un articolo su un raid vandalico compiuto ai danni del canile dell’Enpa (Ente Nazionale Protezione Animali), in via Germagnano 8, preso di mira e devastato per la quarta volta in pochi mesi (“I vandali tornano a colpire il canile dell’Enpa”). Sembrerebbe un mero e triste fatto di cronaca locale ai danni di povere e indifese bestiole. Ma nel testo, fra le righe, viene fornito un primo dettaglio “non indifferente”: “il canile confina col campo nomadi autorizzato del Comune”. A pochi giorni di distanza, è l’Enpa stesso a dare notizia della quinta devastazione. I danni constatati al canile sono pesanti: distrutte attrezzature, danneggiato l’ambulatorio, staccati gli infissi, per un valore totale stimato in circa 100 mila euro. Sulla pagina Facebook della sezione animalista torinese, mentre la stampa locale comincia a far circolare la notizia, il 21 maggio, viene pubblicato un post con le foto delle devastazioni ed un lungo testo che contiene accuse ben precise dirette agli abitanti del campo rom che sorge poco distante: “Raid dal campo rom: distrutta completamente la sede, Enpa Torino sarà costretta a chiudere il canile“.
Questo post, da solo, ha ottenuto qualcosa come 9000 condivisioni ed uno stuolo di commenti (per lo più dichiaratamente razzisti e apertamente inneggianti all’odio e alla violenza) che sono ancora tutti lì, visibili, e che noi per “decenza” non riportiamo. Comincia così, in parallelo, la “devastazione” social-mediatica, e piovono accuse precise. Il tutto mentre i Carabinieri stanno ancora indagando e la miglior cosa da fare in questi casi sarebbe tacere, aspettando, con cautela, gli sviluppi delle indagini. E invece scorrono fiumi di dichiarazioni (di guerra!).
A cominciare proprio dall’Enpa. Tiziana Berno, responsabile del canile, racconta a NeXtQuotidiano: «I responsabili sono stati visti dai carabinieri che rientravano nel campo Rom qui vicino, quando siamo arrivati erano ancora dentro e poi sono scappati». E spiega che i Carabinieri non sono intervenuti quando le persone responsabili dell’attacco sono uscite dalla sede di via Germignano e sono rientrate nel campo. E Marco Bravi, presidente Enpa Torino, punta il dito: «Si vede che facciamo fastidio ai loro traffici. Queste persone sono informate dai mediatori culturali che gli dicono anche che cosa scrivono sui giornali» (La Stampa, 21/05/2015).
Seguono, poi, gli interventi dei politici, volti a strumentalizzare l’accaduto ai fini di una propaganda elettorale a senso unico (proprio qualche giorno fa riflettevamo sulla strumentalizzazione di un fatto di cronaca che vedeva protagonisti dei minori: cambia il soggetto, adesso sono gli animali). Sul caso interviene Claudia Porchietto, consigliera regionale di Forza Italia: “L’assalto è il fallimento della politica dell’accoglienza e della tolleranza che da anni vende il centrosinistra nella città e nella provincia di Torino. Atti vandalici quali quelli avvenuti questa notte sono inaccettabili ancor di più perché sono la recidiva di precedenti episodi. Da anni la sinistra si riempie la bocca con parole quali solidarietà, tolleranza, tregua: io lo chiamo solo buonismo a buon mercato. Presenterò una interrogazione alla Giunta regionale per domandare l’intervento del Prefetto”. Marco Racca, coordinatore regionale di CasaPound Italia, dichiara: “Circa 30 persone dal campo rom assaltano e distruggono il canile di Via Germagnano, che sarà costretto a chiudere avendo subito oltre 100.000€ di danni, se nessuno interviene. Stiamo valutando come poter aiutare i volontari dell’Enpa a riaprire la struttura. Non possiamo tollerare che l’intolleranza e la violenza vincano: dobbiamo difendere la civiltà contro la barbarie”.
Forza Nuova annuncia, con un comunicato stampa, un presidio “senza bandiere” (di fatto poi non lo è stato, ndr): “Andremo lì a dare una mano nel rimettere a posto”. Analoga iniziativa viene annunciata da Maurizio Marrone, capogruppo in Comune di Fratelli d’Italia.
E poi c’è la Lega. Fabrizio Ricca, capogruppo in Comune per la Lega Nord, annuncia una manifestazione (tenutasi questa mattina, ndr) in via Germagnano: “Oltre ai militanti e simpatizzanti porteremo con noi anche una ruspa e sul momento decideremo se accenderla. La pazienza dei torinesi nei confronti di questa gente è definitivamente finita, i campi vanno rasi al suolo e i rom fatti allontanare da Torino”. Il compagno di partito Stefano Allasia, deputato, non usa mezzi termini: “Al presidio di protesta saremo pronti ad accendere la ruspa per radere al suolo il campo rom. Il campo di via Germagnano e tutti gli altri devono essere rasi al suolo. Se gli ospiti sono nomadi transitino altrove, se sono sedentari si paghino l’affitto di una casa o accendano un mutuo, come fanno tutti i cittadini. I torinesi non sono più disposti a pagare un centesimo per mantenere gente che depreda, distrugge, semina terrore. Un paese civile certa gente la mette in galera e getta la chiave”. Parte addirittura una petizione online: “Giustizia per Enpa Torino, distrutta da vandali rom!”.
In città la vicenda si gonfia e diventa un caso, mentre sui social si diffonde un minaccioso tam tam che promette rappresaglie contro i rom, e nulla di buono. Il sindaco Fassino, chiamato in causa risponde con la promessa di “una più intensa attività di controllo e presidio per assicurare legalità, intensificando i controlli diretti e continui sul campo e il potenziamento dell’attività della postazione fissa del Nucleo nomadi (!!!) dei vigili urbani in zona”. Insomma, una risposta repressiva e “contenitiva”. Non una parola di più.
Intanto questa mattina, alla manifestazione della Lega Nord bandiere, cartelli (“Io sto con Fido”, “Più ruspe, meno rom”, “Tutelare i volontari dell’Enpa e non i rom”.) e striscioni (“Difendiamo gli animali, cacciamo le bestie”) non certo dai toni pacati. Per fortuna, della ruspa annunciata non c’è traccia, poiché non autorizzata dalla questura. Presente al presidio, anche Roberto Cota che “stranamente” non parla di diritti degli animali o della condizione del canile, ma piuttosto parla di “frontiere colabrodo”, di “campi rom da smantellare”, definendo “gli sbarchi dei profughi e i l’insediamento dei nomadi in città le due facce della stessa medaglia”. E dichiara: «Mentre dall’Italia esportiamo cervelli, qui importiamo immigrazione cattiva: terroristi, presunti profughi e altro. Ai nomadi bisogna impedire di sostare dappertutto, costringendoli ad andare via». Ricca e Allasia chiariscono bene l’intento della loro presenza: “La nostra battaglia, però, non si fermerà. Il prossimo anno, quando governeremo Torino, manderemo non una, ma cinquanta ruspe in ogni insediamento. I campi nomadi vanno chiusi e gli zingari vanno mandati via dalla nostra Città”. Via Twitter, Matteo Salvini non fa mancare il suo supporto: “Adesso i rom devastano pure i canili. La risposta ai vandali è sempre una. Ruspa!”
Ferma restando la gravità di quanto accaduto al canile e ai poveri animali indifesi, il buonsenso inviterebbe tutti, politici e non, ad evitare che prendano il sopravvento il sentimento razzista ed il pregiudizio, ormai strutturati e sempre pronti a scatenarsi preventivamente (attraverso vari canali), prima ancora dell’identificazione dei colpevoli. A pagare le conseguenze del danneggiamento, dev’essere chi effettivamente lo ha compiuto, non una intera comunità di persone strumentalmente (e per l’ennesima volta) stigmatizzata nella sua totalità.
Ma non è ancora finita. Circola in rete una locandina, non firmata, per una fiaccolata che si svolgerà il 27 maggio contro “i delinquenti rom”.
L’invito, ancora una volta, è a mantenere un profilo basso e non soffiare sul fuoco dell’odio, non dimenticando quanto accaduto, proprio a Torino, tempo fa alla Continassa (leggi qui e qui oppure consulta nel terzo libro bianco sul razzismo a pagina 123).