Il 17 novembre, durante la plenaria del Parlamento europeo a Strasburgo, l’onorevole Claudio Morganti della Lega Nord, ha dichiarato: «Mi chiedo se i Rom siano interessati alle strategie di integrazione dell’Unione europea dato che per loro stessa natura e ammissione sono un’etnia a parte, con regole, organizzazioni e tradizioni ben lontane dalla nostre. Scelgono di vivere ai margini per poter agire liberamente secondo i loro dettami, e il rispetto delle nostre normative è l’ultimo dei loro interessi. Non ci si può aspettare molto da una cultura in cui il furto è tollerato, se non addirittura esaltato; è inutile continuare con questo falso buonismo europeo, quando è la Storia stessa ad averci insegnato, nei secoli, la vera natura dei rom». Il deputato tedesco del PPE Bernd Posselt è subito intervenuto per fermare queste dichiarazioni razziste e far ritirare al deputato del Carroccio quanto appena dichiarato. Non soddisfatto, Morganti ha ribadito: “Che il furto sia, per i rom, una pratica consueta non è certo una notizia di oggi, bensì una realtà nota a tutti, comprovata, per di più, da numerosi studi sociologici”. Ci chiediamo quali complessi studi abbia condotto l’onorevole per comprovare il fatto che per i rom il furto sia una “fatto culturale”.