Non si può non notare la rilevanza data, da ieri, sui principali quotidiani e non, alla notizia della giovane cittadina indiana, Kaur Balwinder, uccisa dal marito. E ci si presenta (purtroppo) l’ennesima occasione per esemplificare ancora una volta la cattiva e distorta narrazione fatta dai media, già da noi rilevata ed analizzata in casi simili (vedi il caso di Saana nel Secondo libro bianco sul razzismo). Basta fare una velocissima ricerca con Google, e compare più volte lo stesso titolo in diverse testate: “uccisa perché vestiva all’occidentale”, operazione che compie una grave semplificazione della violenza maschile esercitata nei confronti delle donne, soprattutto quando si tratta di cittadini immigrati. Sono innumerevoli gli esempi rintracciati sul web, che si potrebbero addurre e che vanno a scomodare lo “scontro di culture”, il possibile movente “etnico” o “religioso”, o l’opposizione fra “occidentale” e “orientale”. Secondo Il Giornale “Vestiva e si comportava da occidentale, «usava persino gli sms» (!) …. Un delitto, questo, l’ennesimo, che riporta in primo piano il drammatico problema della violenza sulle donne e al tempo stessa il nodo dell’integrazione tra Islam e Occidente” (“Uccisa dal marito perché veste all’occidentale La vittima, indiana di 27 anni, era madre di un bimbo di 5 e ne aspettava un altro”, il Giornale, 29/5/2012). Cosi come viene sottolineato il fatto che la donna avesse delle “colpe”: “quella di apparire, agli occhi delle comari della comunità indiana (!), «troppo italiana» per quell’accento spiccatamente toscano”; (…) quella «di sorridere troppo». E naturalmente avrebbe fatto scandalo il suo abbigliamento: anche se “la sua presunta occidentalizzazione si riduceva a un paio di jeans e a una camicetta” (“Kaur, 27 anni, jeans e accento toscano. “Sorrideva troppo”, Corriere della Sera, 29/5/2012). E tuttavia è interessante anche il profilo che viene descritto del marito: “Singh Kulbir, incensurato, non violento, nemmeno bevitore: semplicemente un marito divorato da una gelosia divenuta furia assassina per quella donna che, pur avendo nelle vene il suo stesso sangue, apparteneva a un mondo lontano che lui non voleva accettare” (sempre il Corriere della Sera).
Come spesso succede, non sono mancati i “commenti” da parte di due esponenti politiche, nonché donne: l’ex ministro delle Pari opportunità Mara Carfagna («La risposta dello Stato italiano a un uomo che ha ucciso la moglie con un bimbo in grembo, già madre, solamente perché voleva vestire come una qualsiasi italiana, deve essere pronta, severa e simbolica. Chi mette in discussione il diritto alla libertà e integrità delle donne è un nemico dell’intera società e come tale deve essere trattato»); o peggio ancora, la vicepresidente dei deputati del Popolo delle Libertà, Isabella Bertolini (“L’efferato omicidio della donna indiana, strangolata e gettata nel Po dal marito nel piacentino, con ‘la colpa’ di vestire all’occidentale, ripropone drammaticamente il tema della violenza nelle famiglie extracomunitarie che vivono nel nostro Paese. (…) Episodi come questo, hanno origine nel fanatismo religioso e in culture violente incompatibili con il nostro stile di vita e minano il già complesso percorso di integrazione di comunità che giungono da lontano”). E la lista sarebbe lunghissima potrebbe continuare.
Peccato, però che Kaur sia stata trovata nel fiume Po con indosso un abito tradizionale indiano (“il pigiama azzurro” della stampa). E peccato che in poche ore il Pm stesso abbia smentito seccamente il movente dell’“eccessiva occidentalizzazione”
Peccato anche che non abbia destato lo stesso scalpore e interesse la notizia, quasi contestuale, di quanto accaduto a Salerno: dove una donna (italiana) è stata sfregiata con l’acido muriatico da suo marito (italiano) soltanto perché lui voleva separarsi e lei no (“Lancia acido muriatico contro moglie: arrestato. La donna in ospedale”, Corriere del Mezzogiorno, 28/5/2012).
E ancora, è davvero un peccato che le voci fuori dal coro, che danno una lettura diversa dei fatti e fanno contro-informazione, siano sempre troppo poche (possiamo citare per ora, solo l’articolo di Giorgio Salvetti, pubblicato su il Manifesto del 29/5/2012, e l’articolo di Cinzia Gubbini sul blog sempre del Manifesto).
Non sono trascorse neanche ventiquattro ore, che già questa mattina i media sbandierano una sorta di “contro-notizia” (per lo più “abbinata” a quella di Kaur): i toni non cambiano, i “temi” utilizzati sono più o meno gli stessi, solo che questa volta la vittima è un ragazzo pakistano, reo di “aver scelto la donna sbagliata”, una sua connazionale, i cui genitori sarebbero stati contrari alla relazione (“Pakistano morto a Bologna, 4 arresti. “Non doveva corteggiare quella ragazza”, Agi, 29/5/2012).
Paola Andrisani