Con 422 voti favorevoli, 12 contrari e 6 astenuti, il 14 aprile 2015 la Camera ha approvato il provvedimento che introduce il cosiddetto “Ius soli sportivo”, ossia il tesseramento nelle società sportive nazionali dei minori di cittadinanza non italiana. Solo la Lega Nord ha votato contro la proposta di legge denominata “Disposizioni per favorire l’integrazione sociale dei minori stranieri residenti in Italia mediante l’ammissione nelle società sportive appartenenti alle federazioni nazionali, alle discipline associate o agli enti di promozione sportiva” (Atto Camera 1949-A), avente come primo firmatario Bruno Molea di Scelta Civica.
Secondo il testo approvato “i minori di anni diciotto che non sono cittadini italiani e che risultano regolarmente residenti nel territorio italiano almeno dal compimento del decimo anno di età possono essere tesserati presso società sportive appartenenti alle federazioni nazionali o presso associazioni di promozione sportiva con le stesse procedure previste per il tesseramento dei cittadini italiani”. Al compimento del diciottesimo anno di età “il tesseramento resta valido per un anno, nelle more della conclusione delle procedure per l’acquisizione della cittadinanza italiana da parte dei soggetti che [..] hanno presentato tale richiesta”.
Il testo approvato, muovendo dall’ “essenziale valenza di integrazione sociale dell’attività sportiva non professionale sia a livello di base sia a livello agonistico”, denuncia “le distonie ancora presenti nella legislazione italiana, anche con riferimento al rapporto tra ordinamento giuridico e ordinamento sportivo che talvolta possono imporre come effetto indiretto limiti non coerenti con la funzione sociale dello sport”. Limiti che di fatto hanno impedito a tanti giovani “figli di genitori di Paesi non dell’Unione europea e nati o cresciuti nel nostro Paese, che hanno iniziato un percorso sportivo, di non poter seguire i compagni nell’attività agonistica per motivi legati al possesso della cittadinanza”, precludendo loro “il diritto di fare attività sportiva, divertirsi, competere, crescere e integrarsi in una società dove, ovviamente, si sentono a casa loro”.
Una situazione che ricade negativamente sulla vita quotidiana di molte persone (ad esempio vedi qui) tanto che alcune Federazioni hanno già introdotto internamente la possibilità di tesseramento per i giovani sportivi nati in Italia o arrivati da piccoli (come la Federpuglilato, 0 come richiesto dal Consiglio comunale di Firenze al Coni, solo per fare degli esempi).
Il provvedimento dunque di fatto elimina la disparità di trattamento tra giovani atleti italiani e stranieri, in accordo anche con quanto espresso nel Libro bianco sullo sport presentato nel 2007 dalla Commissione dell’Unione europea, secondo cui “lo sport può anche facilitare l’integrazione nella società dei migranti e delle persone d’origine straniera, e sostenere il dialogo interculturale”.
Bocciato l’emendamento presentato dalla Lega Nord, che chiedeva l’introduzione del tetto obbligatorio di “almeno il 70% di atleti di nazionalità italiana nelle squadre professionistiche e semi professionistiche” di ogni disciplina.
Dopo il via libera della Camera, il provvedimento dovrà ora passare al vaglio del Senato.
Il testo della proposta di legge è presente nel nostro database.
Qui il resoconto stenografico del dibattito in aula del 14 aprile 2015.