Il consigliere regionale del Pd, Francesco Prina, con il sostegno di Idv, Sel, Udc e del consigliere regionale del Pdl Vanni Ligasacchi, ha presentato in consiglio regionale una mozione (n.316, relativa al ‘Riconoscimento della cittadinanza alle persone ed ai minori nati e cresciuti in Italia da genitori di origine straniera’), che chiedeva al consiglio di impegnare il Presidente e la Giunta regionale a promuovere quanto prima presso la conferenza stato regioni una proposta di legge che riconoscesse la cittadinanza italiana ai minori nati in Italia da genitori stranieri.
La mozione riprendeva le dichiarazioni dell’Arcivescovo di Milano e la sollecitazione del Consiglio pastorale dell’Arcidiocesi di Milano ai politici per ”promuovere una riforma delle norme sull’acquisizione della cittadinanza riconoscendola ai minori stranieri nati in Italia”.
Il Consiglio regionale della Lombardia ha respinto ieri, 12 giugno 2012, la mozione con i voti del gruppo della Lega Nord e la maggioranza dei consiglieri regionali del Pdl. Fra le richieste contenute nella mozione anche quella di ”promuovere una diffusa informazione atta a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema dell’acquisizione della cittadinanza italiana”. Secondo il consigliere regionale della Lega Nord, Alessandro Marelli, ”come sempre il Pd si è nascosto dietro i soliti discorsi sull’integrazione che certamente però non passa dall’ottenimento di un pezzo di carta ma solo ed esclusivamente dal comportamento dello straniero. Il vero fine ultimo di tutte queste proposte è il diritto di voto per gli immigrati”, ha concluso, “si tratta di un’operazione di ‘marketing politico’ che aprirebbe alla sinistra, e non solo, un facile mercato elettorale”.
Gli ha fatto eco l’assessore regionale alla Famiglia, Conciliazione, Integrazione e Solidarietà Sociale, Giulio Boscagli che ha motivato cosi la scelta di votare contro: “Sono più di uno i motivi che mi portano a questa conclusione, primo fra tutti il fatto che negli altri Paesi europei, anche in quelli con una più lunga esperienza di immigrazione, non vige lo ‘ius soli’ puro e che quindi l’Italia sarebbe il primo Paese a prevedere tale modalità. Un’adozione che potrebbe costituire un elemento di attrazione per ulteriori flussi migratori legali e illegali. Per questi motivi, ritengo che l’adozione dello ‘ius soli’ non darebbe particolari benefici mentre potrebbe essere controproducente”.
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