Un uomo di 37 anni è morto, ucciso da un 67enne a colpi di fucile. E’ accaduto martedì scorso, 22 settembre, in Puglia, nelle campagne tra Foggia e Lucera, contrada Vaccarella.
La dinamica è ancora molto confusa. Non è ancora chiaro se ci sia stato o meno un furto di meloni. Ma di fronte a quanto accaduto, questo dato è davvero poco rilevante: quello che è certo è che non si può morire così.
Dalle prime ricostruzioni, pare che la vittima si fosse introdotta nel terreno agricolo del 67enne. Non era solo: con lui altri due uomini. Tutti e tre impiegati come braccianti nelle campagne. Tutti e tre africani. La vittima era un cittadino del Burkina Faso (Paese che in questi giorni sta vivendo momenti drammatici a seguito di un colpo di Stato dell’Esercito, come sottolineato dai membri del collettivo Pro/Fuga).
Sembra che i tre fossero entrati nel campo con l’intento di rubare alcuni meloni. Il proprietario del campo, allertato dall’abbaiare dei cani, sarebbe uscito di casa insieme al figlio 27enne. Fucile alla mano, i due avrebbero iniziato a urlare, avvicinandosi ai tre uomini. Ne sarebbe nata una colluttazione, il proprietario del campo avrebbe sparato alcuni colpi in aria, cosa che avrebbe fatto fuggire i tre uomini verso la propria automobile. Padre e figlio avrebbero continuato l’inseguimento, sparando alle ruote della vettura, e costringendo i tre a fuggire a piedi. Sarebbero arrivati allora i colpi mortali.
Due, uno al braccio e uno alla schiena, uccidono Sare Mamoudou. Un altro proiettile ferisce in pieno petto K.A. Il terzo uomo si mette in salvo scappando tra i campi. I due aggressori rientrano in casa, dove vengono trovati dai carabinieri del comando provinciale di Lucera. Intanto il terzo uomo ritorna dai compagni e allerta il 188: K.A. viene portato all’ospedale di Foggia, dove è ricoverato in prognosi riservata. Fortunatamente non è in pericolo di vita. Per S. M. invece non c’è più nulla da fare. I carabinieri arrestano padre e figlio, con l’accusa di concorso in omicidio volontario. Sul corpo di S. M. viene disposta l’autopsia.
Questa la versione ufficiale diffusa dalle forze dell’ordine. Secondo un amico e collega dei tre uomini, però, non ci sarebbe stato alcun tentativo di furto. S.M., K. A. e il terzo uomo, mentre camminavano per le campagne in cerca di lavoro, avrebbero “chiesto il permesso di prendere i meloni a un uomo che lavorava la terra accanto al fondo agricolo in questione”: queste le parole che I., originario della Costa d’Avorio, ha rilasciato ai microfoni di Foggia Città Aperta. I tre uomini, pensando dunque di parlare con il proprietario del campo, avrebbero preso tre meloni avanzati dal raccolto destinato alla vendita. “Sono morti per tre meloni che non erano neanche più buoni da mangiare“, spiega I., il quale racconta un’altra dinamica dei fatti: il proprietario del campo avrebbe fermato i tre uomini, che si trovavano all’interno della propria vettura. Avrebbe poi buttato a terra i meloni raccolti iniziando a urlare contro S.M. e i due compagni. Ne sarebbe nata una colluttazione, finita con la fuga dei tre in auto. A quel punto il proprietario del campo, insieme al figlio, avrebbe imbracciato il fucile, sparando alle gomme e contro gli uomini.
Quanto successo è, secondo il collettivo Pro/Fuga, “lo specchio di una società in crisi economica e sociale per cui la vita di una persona non vale il prezzo di un melone. La convinzione che i ‘ladri di meloni’, poiché immigrati, siano dei criminali che meritano di essere sparati alla schiena – prosegue il collettivo nel comunicato – è frutto dell’odio sociale fortemente voluto da chi vuole distrarci, da chi vuole dividerci”.
Mentre proseguono le indagini, la comunità di migranti che vivono nel Ghetto di Rignano e che vengono impiegati nelle campagne come braccianti intende organizzare nei prossimi giorni una manifestazione in ricordo del compagno ucciso.