Meno immigrati, più emigrati: è questo, in estrema sintesi, il dato evidenziato dall’Istat nel suo report Migrazioni internazionali e interne della popolazione residente, relativo all’anno 2012.
Secondo le rilevazioni dell’Istituto nazionale di statistica, nel 2012 i cittadini che si sono iscritti alle anagrafi comunali dall’estero sono 351mila, 35mila in meno rispetto al 2011 (-9,1%). Ciò è “dovuto in larga parte al numero di ingressi dei cittadini stranieri, che scende da 354 mila nel 2011 a 321 mila nel 2012”, la stessa tendenza si registra anche per gli italiani presenti all’estero, per cui si osserva una “contrazione delle iscrizioni (da 31 mila a 29 mila unità)”.
Presenza straniera
Tra le 321mila persone straniere iscritte nel 2012, la comunità più rappresentata è quella rumena (82 mila iscrizioni), seguita da quella cinese (oltre 20 mila), marocchina (quasi 20 mila) e albanese (14 mila).
E’ interessante notare come la comunità rumena sia anche quella più toccata dal calo degli ingressi: i cittadini rumeni che migrano in Italia passano da 90mila nel 2011 a 82 mila nel 2012, (- 9,4%). “Una forte contrazione degli ingressi si registra anche per i cittadini della Moldavia (-41,1%), dell’Ucraina (-35,7%), del Perù (-35,4%) e dell’Ecuador (-27%)”.
Per quanto riguarda invece gli ingressi, “in termini assoluti crescono i flussi dei cittadini della Nigeria (+2 mila e 300 iscrizioni), del Pakistan (+1.300), del Mali (+1.300) e della Costa d’Avorio (+1.000). In terminirelativi, gli incrementi maggiori si osservano per gli immigrati con cittadinanza del Mali (+582%),del Niger (+505%) e del Sudan (+303%)”.
Aumentano le emigrazioni
Aumentano le cancellazioni all’anagrafe causate dai trasferimenti all’estero: nel 2012 sono state 106 mila, 24mila in più rispetto all’anno precedente. Si registra, per dirla in altri termini, un “aumento delle emigrazioni”, che accomuna cittadini italiani e stranieri.
Per quanto riguarda i primi, le cancellazioni sono state 68mila, con un aumento del 36% rispetto alle 50mila del 2011: il dato “è il più alto degli ultimi dieci anni”.
I principali paesi di destinazione sono la Germania (oltre 10 mila emigrati), la Svizzera (8 mila), il Regno Unito (7 mila) e la Francia (7 mila).
Con riferimento ai cittadini stranieri, nel 2012 le cancellazioni per l’estero sono state 38mila, con un incremento del 18% rispetto alle 32mila del 2011.
Una popolazione che diminuisce
Il rapporto tra iscrizioni e cancellazioni – quello che l’Istat chiama “il saldo migratorio con l’estero”, è di 245mila unità: – 19,4% rispetto al 2011, il valore più basso registrato dal 2007.
Il dato sul saldo migratorio evidenzia la situazione demografica dell’Italia: negli ultimi 20 anni “i flussi migratori con l’estero rappresentano il fattore prevalente di crescita della popolazione residente in Italia”, e “l’ingresso dei cittadini stranieri ha costantemente prodotto un saldo migratorio positivo con l’estero modificando la struttura demografica del Paese, tanto che, al 31 dicembre 2012, gli stranieri costituiscono il 7,4% della popolazione residente”.
Guardando agli ultimi cinque anni, l’Istat rileva un calo dell’immigrazione del 33,5% (da 527 mila unità nel 2007 a 351 mila nel 2012) associato all‘aumento consistente delle emigrazioni (più che raddoppiate, da quasi 51 mila nel 2007 a oltre 106 mila nel 2012).
L’età di chi decide di lasciare il Belpaese
Per quanto riguarda l’età dei migranti, tra gli italiani in entrata e in uscita dal paese si evidenzia “un saldo negativo di 26mila unità tra i 25 e 44 anni di età, con un picco all’età di 29 anni”.
Le migrazioni da e per l’estero di cittadini italiani con più di 24 anni di età (pari a 21 mila iscrizioni e 53 mila cancellazioni) riguardano per oltre un quarto del totale laureati, la cui meta preferita è la Germania.
Tra i cittadini stranieri, le maggiori differenze tra immigrati ed emigrati si rilevano tra i 20 e i 39 anni, fascia di età in cui si concretizza un saldo positivo di 166 mila unità.
Trasferimenti interni
Crescono i trasferimenti sul territorio nazionale: nel 2012, 1 milione 556mila individui si sono spostati all’interno dei confini (+15% rispetto al 2011). Di questi, 279 mila sono stranieri, di cui la componente più numerosa è quella rumena (oltre 64 mila, 23% dei flussi interni degli stranieri). Purtroppo non vengono fornite in dettaglio informazioni sulle direttrici principali che segnano i trasferimenti dei migranti stranieri all’interno del territorio nazionale.
Complessivamente, si registra un persistente squilibrio tra Nord-Centro Italia e Sud: se nell’area centro-settentrionale i tassi migratori netti sono positivi, si ha una tendenza opposta nel meridione e nelle isole.
Lavoro, spinta al trasferimento
Dai dati Istat, quello che sembra muovere le persone è il lavoro, o almeno la sua ricerca.
Così come per gli spostamenti fuori dai confini nazionali, anche quelli interni interessano le fasce di età lavorative: dai 18 ai 50 anni il flusso assoluto dei trasferimenti è molto intenso, con 801mila italiani in movimento contro i 199 mila stranieri. “In termini percentuali, tuttavia – sottolinea il report – tali spostamenti risultano più frequenti per gli stranieri (71,3%) piuttosto che per gli italiani (62,8%)”.
Differenze di genere
I dati Istat sottolineano anche l’esistenza di una differenza di genere nella propensione a emigrare: il 57,8% dei cittadini italiani che emigrano all’estero è di genere maschile, mentre gli uomini stranieri che emigrano all’estero sono il 46,4%.
Nel caso dei trasferimenti all’interno dei confini nazionali tra i cittadini italiani il rapporto di genere è piuttosto equilibrato (50,7% uomini e 49,3% donne), mentre sono più numerose le cittadine straniere che si trasferiscono (53,8%) rispetto agli uomini (46,2%).
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