“Per il coraggio di esprimere, con le parole e con i fatti, un messaggio profondo contro ogni discriminazione, contro il razzismo e contro la violenza, non solo nel mondo del calcio, valorizzando i principi dello sport che si fondano sulla lealtà e sul rispetto dell’avversario. Un messaggio che ricorre anche all’ironia e al sorriso in un ambito, quello del web, spesso strumentalizzato dai seminatori di odio”.
Queste le motivazioni che hanno consentito, il 27 febbraio scorso, alla giuria del premio “Sport e diritti umani”, promosso da Amnesty International Italia e Sport4Society, giunto alla sua seconda edizione, di premiare il Pescara Calcio.
Il premio “Sport e diritti umani” viene assegnato da una giuria specializzata a un/una atleta, società od organizzazione sportiva che per una sua scelta di vita, per un atto o un gesto simbolico o concreto di grande significato, un’idea creativa sportivamente e socialmente utile, o qualsiasi altra iniziativa in favore dei diritti umani, abbia espresso una visione che merita il riconoscimento e la segnalazione all’opinione pubblica. La prima edizione del premio, nel 2019, ha visto vincitore Pietro Aradori, capitano della nazionale di basket e giocatore della Fortitudo Bologna.
Riccardo Cucchi (voce storica del programma radiofonico “Tutto il calcio minuto per minuto”), presidente di giuria, ha voluto menzionare anche altre candidature che hanno ottenuto voti, quali il calciatore della Juventus Giorgio Chiellini e le squadre FC Internazionale e AS Roma. L’azione svolta dal Pescara Calcio contro il razzismo in rete, ed in particolare quello propagato attraverso i social, ma non solo, è stata di grande importanza e di ispirazione, poiché ha stimolato ulteriori iniziative nella stessa direzione e con lo stesso “stile”: basti pensare ai provvedimenti adottati dalla squadra del Cagliari nei confronti di alcuni tifosi (vedi qui).
Un riconoscimento prestigioso per la società di serie B. Il riferimento è alle numerose e importanti prese di posizione, in particolare sui social, contro post e messaggi d’odio razzista pubblicati da sedicenti “tifosi” che col calcio non hanno nulla a che vedere. A fine dicembre, l’ex biancazzurro José Pepin Machin, giocatore della nazionale della Guinea Equatoriale, arrivato in prestito dal Parma, è stato vittima di commenti razzisti su Instagram (“vai a giocare a bocce scimmia”, ndr) dopo aver fallito una palla gol nel match con il Chievo. Tali commenti sono stati subito stigmatizzati e denunciati dal Pescara (la società riporta la frase e commenta su Twitter: “È inaccettabile, e faremo del nostro meglio per tenere questo individuo lontano dai social e non solo. No al razzismo“, qui il tweet). Negli scorsi mesi, inoltre, aveva fatto molto parlare il ban a un tifoso che aveva intimato al profilo Twitter del Delfino (simbolo della squadra del Pescara e quindi nome alternativo che la identifica, ndr) di smetterla di parlare di razzismo (“Basta con questa storia del razzismo vi ho sempre sostenuto ma direi che è ora di finirla voi e quei comunisti del caxxo, state per perdere un tifoso fate voi“). Il club abruzzese ha risposto al “suo tifoso”: “Facciamo noi? Bene, signore e signori, Andrea non è più un nostro tifoso“, con tanto di emoticon di festa e gli hashtag ‘NoAlRazzismo’ e ‘NoToRacism‘ (vedi qui il tweet). Una risposta ironica e intelligente per emarginare chi continua a trattare il razzismo come un fatto marginale e banale. Il tweet del Pescara è stato poi immediatamente seguito da un commento altrettanto divertente arrivato dall’account ufficiale della Carrarese che con lo stesso tifoso aveva già avuto a che fare (vedi il tweet).
Pochissimi giorni fa, ancora un altro esempio. Sempre su Twitter, un “tifoso” biancoazzurro ha augurato il ritiro della squadra a Wuhan (facendo riferimento all’emergenza Coronavirus, ndr), arrabbiato dopo il ko esterno con il Crotone per 4-1. Il Pescara, però, non ha gradito affatto questa sortita, decisamente poco felice (e abbastanza razzista), e ha risposto al supporter per le rime: «Noi, invece, ti mandiamo nella lista “bloccati”».
Parte del merito di questo grande successo comunicativo è anche di Emanuele Garau, cagliaritano emigrato in Canada, che cura il profilo Twitter della squadra. Il social media manager del Pescara, in una recente intervista, ha dichiarato: “Io credo che ogni società debba parlare di attualità o di temi di razzismo e di violenza dando il proprio punto di vista, e condannando quando necessario anche un proprio tifoso, anche rispondendo online. Questa spesso è una cosa che fanno i top club, che hanno meno bisogno di attirare nuovi tifosi sui social con queste strategie comunicative e invece i club più piccoli fanno più fatica. Noi invece abbiamo optato per un ragionamento diverso. Vogliamo interagire con la nostra fan base senza però dover nascondere un atteggiamento che non ci piace solo perché postato da un nostro tifoso. Credo che questa comunicazione alla lunga premi ed educhi la fan base facendo risaltare quelli che sono i valori propri di una società. E credetemi non è una scelta a cuor leggero perché a volte una presa di posizione costa anche un allontanamento di molti follower, ma è una cosa che si deve fare per differenziarsi”.
A gennaio 2020, il Pescara Calcio ha anche aderito con grande convinzione alla carta della responsabilità dello sport promossa da Gariwo (per maggiori informazioni leggi qui) e da tanti campioni olimpici di tutte le discipline sportive, sottolineando che: “con questo spirito la nostra squadra si impegna a dimostrare il suo impegno nella lotta al razzismo, all’intolleranza, ad ogni forma di prevaricazione nei confronti di ogni essere umano”.
Un impegno, quindi, a 360° gradi, dentro e fuori dal campo, e sia in rete che nella vita di tutti i giorni.
Complimenti al Pescara Calcio e un grazie speciale per aver dato l’esempio!