E’ finalmente libero Emra Gasi, dal 25 novembre rinchiuso nel Cie di Bari Palese. La fine della detenzione, disposta sabato 6 dicembre, è stata determinata dalle condizioni psico-fisiche di Emra: secondo la perizia medica disposta dopo numerose pressioni alla Questura di Bari, il ragazzo “non si trova in condizione di sopportare la detenzione in un CIE”. Inoltre, Emra ha diritto di rimanere in Italia in attesa del riconoscimento dello status di apolide, secondo l’istanza inoltrata dal suo avvocato Uljana Gazidede: gli verrà quindi rilasciato un permesso di soggiorno. I documenti grazie ai quali Emra è stato liberato ed è potuto tornare a San Donà di Piave, città dove risiede con la famiglia, sono gli stessi che il Giudice di Pace aveva ritenuto irrilevanti, giudicando invece legittimo il trattenimento di Emra ai fini del suo espatrio verso la Serbia, un paese che non ha mai conosciuto. Emra infatti è nato in Italia ventidue anni fa (qui la sua storia).
L’ultima fase di questa incredibile storia si terrà a Venezia il 22 dicembre, giorno dell’udienza per il ricorso contro il provvedimento di espulsione. Un appello basato sull’art. art 13, comma 2bis, secondo cui “nell’adottare il provvedimento di espulsione [.. ] si tiene anche conto della natura e della effettività dei vincoli familiari dell’interessato, della durata del suo soggiorno nel territorio nazionale nonchè dell’esistenza di legami familiari, culturali o sociali con il suo Paese d’origine”. Considerando che “Emra ha qui tutta la sua famiglia, che è in Italia da tutta la vita, e che, non avendo mai visto la Serbia, non ha alcun tipo di legame con quello che il Giudice di pace ha considerato il suo paese d’origine”, risulta che “Emra è inespellibile”, come sottolinea l’associazione Melting Pot, promotrice dell’appello per la liberazione del ragazzo.
“Per noi si tratta di una enorme soddisfazione”, afferma Nicola Grigion di Melting Pot. Il quale sottolinea come la battaglia sostenuta per Emra debba imporre “una doverosa riflessione [..] sulle migliaia di persone che, troppo spesso, proprio grazie all’arbitrarietà di queste leggi, sono costrette a subire prassi illegittime che si spingono oltre quelle stesse norme già abbondantemente restrittive. E’ il caso – ricorda Grigion – dei tanti provvedimenti di espulsione e trattenimenti illegittimi, di respingimenti alla frontiera arbitrari e collettivi. E’ ciò che accade a migliaia di ragazzi nella condizione di Emra, costretti ancora a sentirsi stranieri nel paese in cui sono nati e cresciuti perché il dibattito intorno al riconoscimento della cittadinanza ai nati in Italia si è arenato in una palude di larghe intese ed opportunismi politici. Mettere fine alla brutalità dei CIE, ai ricatti della legge Bossi-Fini ed alle ingiustizie della normativa sulla cittadinanza, non sono più questioni rinviabili. Per il futuro dei tanti Emra Gasi di questo paese e per quello di tutti noi”.