Io accolgo. Due parole semplici, chiare e comprensibili a tutt@. Sono quelle che identificano la nuova campagna che questa mattina è stata lanciata a Roma con un’azione simbolica a piazza di Spagna, per ricordare che accanto all’Italia del rifiuto e dell’intolleranza, c’è quella della solidarietà, dell’umanità e dell’accoglienza. Che dovrebbe essere pubblica, ma che leggi ingiuste e strategie politiche ciniche tendono a indebolire e a delegittimare, magari ampliando gli spazi per i grandi affari di soggetti privati, privi di scrupoli.
La mattina di oggi ci ha consegnato una bellissima immagine e nell’era della comunicazione 2.0 le immagini contano molto. Ma gli obiettivi e le iniziative delle organizzazioni riunite nella campagna vanno ben oltre una scenografia preparata a sorpresa in una delle piazze più belle del mondo nel mezzo dell’estate.
Io accolgo. Quell’io ci invita a metterci la faccia, a sporcarci le mani. E rinvia a un noi. Al collettivo composto dalle molte persone e organizzazioni che l’hanno promossa. Ma soprattutto ai molti noi che negli angoli delle nostre città e dei porti chiusi con la forza, continuano a pensare che i diritti o sono per tutti o non sono per nessuno.
C’è innanzitutto la volontà di dare voce e sostegno concreto a chi non ce l’ha: i richiedenti asilo cacciati da un giorno all’altro da un centro di accoglienza, i titolari di protezione che, a seguito dell’entrata in vigore della legge 132/2018 dal sistema di accoglienza istituzionale sono stati proprio espulsi, ma anche le centinaia di associazioni e gruppi locali, famiglie e singole persone che l’accoglienza, la solidarietà e l’inclusione sociale la praticano personalmente ogni giorno, ma non fanno notizia. I volontari che fanno i corsi di italiano gratuiti, i giuristi che hanno promosso decine di ricorsi contro le discriminazioni come quelli di Asgi, i sindacati che promuovono vertenze sul lavoro, non dimenticando che le politiche del rifiuto significano anche perdita di lavoro per molti. Gli studenti e gli insegnanti della rete Saltamuri che l’inclusione e l’accoglienza la praticano nelle scuole. I giovani del Congi che sanno molto meglio di altri cosa significhi vedere negati i propri diritti e le reti che hanno gestito centinaia di progetti Sprar in tutto il paese, in collaborazione con i Comuni, come Arci, Caritas, Centro Astalli o Cnca. E le singole persone che di fronte a un’aggressione xenofoba o razzista reagiscono, prestano soccorso e protezione. Il razzismo e la xenofobia si combattono anche con l’accoglienza.
E poi c’è l’obiettivo di moltiplicare e rafforzare queste esperienze invitando tutt@ e ciascuno ad assumere la propria responsabilità, nessuno escluso. Singoli e associazioni, amministratori e comitati locali, artisti, cantanti e sportivi, studenti e lavoratori.
Intanto la prima cosa che tutti possono fare è firmare il manifesto della campagna disponibile qui: www.ioaccolgo.it, seguire la pagina Facebook: https://www.facebook.com/Io-Accolgo-2185365628237828/ e contribuire a farla conoscere online e offline, anche esponendo le coperte termiche dai propri balconi.
Secondo: tutti possono acquistare una coperta termica o ritirarla nei punti di distribuzione che si stanno allestendo nelle diverse città ed esporla dal proprio balcone di casa. La giornata del 20 giugno sarà dedicata a questa azione. Qui gli indirizzi delle sedi in continuo aggiornamento: http://ioaccolgo.it/il-nostro-simbolo
Terzo. Aderire o contribuire a creare un comitato locale di #ioaccolgo sul proprio territorio sarà la sfida delle prossime settimane, per organizzare momenti di informazione e di discussione pubblica nel mondo del lavoro e dello sport, iniziative culturali, partecipare alle tavolate italiane senza muri o sostenere il sistema dell’accoglienza in famiglia.
Quarto. E’ ormai diffusa in molte città la rete dell’accoglienza famiglia: chi vuole farne parte può rivolgersi alla rete di RefugeesWelcome.
Molte altre iniziative sono in preparazione e si sta già pensando a portare la campagna #ioaccolgo nelle scuole il prossimo anno.
Perché una cosa è certa. L’unico modo per (ri)costruire una società inclusiva e solidale è agire dal basso per costruire, raccontare e moltiplicare una miriade di altre storie.
Diverse da quella che, per esempio, ha vissuto ieri il giovane senegalese di 27 anni, ospite di un centro di accoglienza, insultato con epiteti razzisti e aggredito da due uomini in mezzo alla strada a Fertilia (Alghero).
Info: www.ioaccolgo.it
Seguite la pagina Facebook della campagna: https://www.facebook.com/Io-Accolgo-2185365628237828/