Alcuni usano già la parola “morti” per le dodici persone disperse da ieri nel Canale di Sicilia, dopo essere cadute in mare durante il trasbordo dal gommone su cui viaggiavano su una motonave maltese. Secondo le prime fonti ufficiali, l’incidente sarebbe avvenuto in acque libiche. Il natante, con a bordo un centinaio di migranti, sarebbe stato soccorso da una motonave maltese, arrivata ieri sera a Pozzallo (Ragusa), dove sono stati sbarcati i 109 superstiti. Il condizionale è d’obbligo visti i molti punti interrogativi che restano in sospeso sulla vicenda: la Procura di Iblea ha infatti aperto un’inchiesta, al momento senza indagati. Ma l’ipotesi di reato potrebbe essere quella di omissioni di atti d’ufficio: il comandante della motonave maltese, che ha già lasciato il porto siciliano, non ha riferito agli investigatori quanto avvenuto durante il trasbordo, stilando un rapporto “fortemente omissivo”.
L’episodio di ieri sembra ricalcare quanto accaduto domenica scorsa, quando tre migranti hanno perso la vita durante il passaggio da un gommone al mercantile maltese Norient Star. Sembra che la nave abbia colpito il gommone con la scaletta, forandolo. Nella situazione di panico che si è creata, il gommone si sarebbe capovolto, provocando la morte per annegamento di tre persone.
Ma il bilancio di questo ennesimo incidente rischia di essere più alto: il comandante del mercantile ha riferito alla polizia di “avere visto cadere in mare due persone che erano su un gommone, che sono certamente annegate”. Stando alle prime informazioni riferite dal comandante della petroliera maltese a investigatori della squadra mobile e al sostituto procuratore di Ragusa, una motovedetta della capitaneria di porto di Malta avrebbe assistito all’operazione di trasbordo, e quindi all’incidente mortale, ma avrebbe solo lanciato dei salvagente, allontanandosi subito dopo, per raggiungere un’altra operazione di soccorso.