La sentenza emessa il 15 ottobre 2017 dalla Corte d’Assise di Milano, col crisma di una decisione giudiziaria al termine di un processo garantito, descrive l’inferno che già inchieste e reportage giornalistici, dossier Onu e denunce politiche avevano raccontato: la realtà dei centri libici di detenzione per migranti. A essa è dedicato un libro: “L’attualità del male, La Libia dei Lager è verità processuale”, a cura di Maurizio Veglio, Seb 27. Su questo libro e su questa sentenza, oggi un articolo di Antonella Romeo su il Manifesto. Un libro scritto da giuristi, un atto di accusa contro prassi politiche perseguite dai governi italiani e dall’Unione Europea in spregio ai diritti umani, purché i migranti restino o vengano riportati in Libia. «La Guardia costiera è un’invenzione – dice Domenico Quirico, che ha scritto la prefazione del libro. «La Polizia libica non esiste, il controllo dell’ordine pubblico è affidato a milizie di diverse gradazioni, islamisti, non islamisti, banditi, canagliume puro. La strada è stata aperta da Minniti quando è andato a fare accordi, legittimando dal punto di vista politico e giuridico persone che dovrebbero stare in galera per i reati menzionati dalla sentenza della Corte di Assise di Milano». L’ASGI si era costituita parte civile nel processo con l’avvocato Piergiorgio Weiss, che scrive: «Dopo questa sentenza non possiamo più continuare a girarci dall’altra parte la domanda è: possono l’Italia e l’Europa ignorare tutto ciò, possono far finta di non sapere che riportare in Libia i profughi significa portarli in lager dove sono praticate le peggiori torture?».