“Era mezzanotte, avevo appena finito il mio turno di lavoro, con la bicicletta stavo andando a dormire presso l’alloggio assegnatomi dalla cooperativa ‘Jobel’. All’altezza del passaggio a livello di lungomare Vespucci, sei giovani, italiani, mi hanno preso a pietrate. Mi sono fermato, sanguinavo. Ho chiesto per quale motivo mi avevano tirato le pietre. Poi si sono avvicinati e mi hanno aggredito urlando frasi razziste”. La testimonianza, riportata dai giornali locali, arriva direttamente dalla vittima. Si chiama Mohamed, ha 19 anni, è di origine senegalese. E’ arrivato in Italia il 12 luglio 2015, via mare, sbarcando in Sicilia. Si è imbarcato in Libia, dove ha subito un periodo di violenta detenzione, a cui sembra siano destinati, nell’indifferenza generale, la maggior parte dei migranti (vedi qui). Prima di arrivare, ha viaggiato per due mesi, passando per il deserto. Arrivato in Italia ha presentato richiesta di protezione, e ora è in attesa dell’esito della commissione. Nel frattempo viene seguito in un percorso di inserimento dalla cooperativa Jobel, che lo ha aiutato a trovare il lavoro da cui rincasava martedì scorso.
“Sporco negro, tornate a casa tua”, gli hanno urlato i sei aggressori, mentre lo prendevano a calci. “Cosa vi ho fatto?” chiedeva Mohamed mentre lo picchiavano. Fortunatamente un uomo che passava in auto si è fermato, provocando la fuga degli aggressori. Ha chiesto a Mohamed se avesse bisogno di aiuto: lui ha ripreso la bicicletta e è tornato a casa. “Mi ha mandato un messaggio verso mezzanotte e mezza, ma purtroppo l’ho letto solo l’indomani alle 5″, racconta su SanremoNews Claudia Regina, pedagogista della cooperativa Jobel. E’ stata lei che, con il presidente della cooperativa Alessandro Giulla, mercoledì mattina ha accompagnato il ragazzo in pronto soccorso, per poi andare insieme a sporgere denuncia dai carabinieri. Dall’ospedale è arrivata una prognosi di dieci giorni, a causa delle ferite riportate.
Al di là delle conseguenze fisiche, restano quelle psicologiche. “Questa aggressione lo ha traumatizzato. Continua a chiedere il perché, vuole sapere cosa ha fatto di male per essere picchiato e insultato così”, spiega Claudia Regina, affermando: “Quello che penso è che fosse un agguato preparato. Cosa ci facevano sei persone nascoste dietro un cespuglio sul Vespucci?”. Le fa eco Giulla: “Mohamed non ha neppure avuto il tempo di capire cosa stesse veramente accadendo. È un ragazzo tranquillo. Un ragazzo che, solo per il colore della pelle, è stato pestato da sei codardi”.
Le indagini dei carabinieri di Imperia sono in corso. Mohamed è già tornato al lavoro.
Secondo gli addetti della cooperativa sociale Jobel, una parte di responsabilità, in questa aggressione, è da imputare al comportamento dei politici “che con la loro veemenza incitano all’odio”. Dello stesso parere i membri del Comitato per gli Immigrati e contro ogni forma di discriminazione di Genova. “Vogliamo dire a Mohamed che in Liguria non è solo”, afferma Aleksandra Matikj, presidentessa del Comitato, proseguendo: “Ricordo ancora simili parole rivolte a me ed agli altri immigrati che: “… rubano il lavoro agli Italiani e non devono entrare in Italia…”, le parole piene di veleno e le successive azioni di odio e cattiveria nazionalista che mi rovinarono in parte la vita dopo… Capisco benissimo come lui oggi si possa sentire”, conclude Matikj, chiedendo alle istituzioni di prendere posizione rispetto all’aggressione, condannando l’accaduto.