Il Servizio Civile Nazionale è una forma di “solidarietà sociale [..] non riconducibile al dovere di difesa della Patria”: per questo è irragionevole e discriminante “la scelta di escludere gli stranieri permanentemente residenti dalla possibilità di accedere su base volontaria al servizio civile”. Sono queste le parole usate dalla Corte di Appello di Milano in merito alla battaglia legale che si sta combattendo ormai da due anni sul Servizio Civile.
Una questione iniziata con la vicenda di un giovane di origine pakistana, cresciuto a Milano: impossibilitato a fare domanda di Servizio Civile in quanto privo della cittadinanza italiana, nell’ottobre 2011 ha presentato ricorso, sostenuto da Asgi e Avvocati per Niente Onlus. Il Tribunale di Milano gli ha dato ragione, dichiarando discriminatorio il bando, e respingendo anche l’appello con cui la Presidenza del Consiglio si era opposta alla prima sentenza.
Ora, la Corte d’appello ha pubblicato le motivazioni della sentenza n. 2183/2012, con cui ha appunto respinto l’appello della Presidenza del Consiglio.
“I giudici di appello di Milano respingono la tesi della Presidenza del Consiglio dei Ministri che il requisito di cittadinanza italiana sarebbe necessario in quanto il Servizio Civile Nazionale avrebbe fondamento nei principi costituzionali di difesa della Patria di cui all’articolo 52 della Costituzione”, spiega l’Asgi in una nota.
Infatti, secondo i giudici di Milano, “il servizio civile non è più qualificabile come sostitutivo del servizio militare obbligatorio per gli obiettori di coscienza una volta che il primo sia stato soppresso. [..] Non solo viene prestato su base volontaria ma è anche orientato a specifiche finalità [..] che non possono essere in alcun modo ricollegate alla nozione di difesa della patria [..] riguardando, a tutti gli effetti, servizi civili ricollegabili al principio di solidarietà di cui all’art.2 Cost.”. Sarà dunque finalmente eliminato dal bando la clausola sulla cittadinanza? Aspettiamo di vedere la reazione del governo.