Il razzismo ha preceduto e seguito il voto del 4 marzo all’insegna del “ritorno della razza”.
Ne diamo conto in un nuovo dossier curato da Lunaria, a partire dai 169 casi di discriminazione e di razzismo che abbiamo documentato tra l’1 gennaio e il 31 marzo 2018, cercando di mettere in luce le tendenze più preoccupanti, le violenze razziste più gravi, la viralità della rete che può essere violenta, ma può anche proteggere, alcuni esempi di buon antirazzismo praticati a livello sociale e nel mondo dell’informazione. Buone notizie in pillole che potrebbero moltiplicarsi, anche in ambienti meno vicini al mondo antirazzista.
Dipenderà (anche) dalla nostra capacità collettiva di ribellarci.
Il dossier è disponibile qui.
Pubblichiamo di seguito l’introduzione.
Andiamo a picchiare i neri, Pomigliano, 13 gennaio 2018.
A negri qua non ce potete sta, se non ve n’annate so’ affari vostra, Tarquinia, 21 gennaio 2018.
Non mi faccio visitare da un negro, Cantù, 27 gennaio 2018.
Gas per i negri, Isola del Gran Sasso, 27 gennaio 2018.
Non possiamo smettere finché voi negri siete qui, Pavia, 5 febbraio 2018
Sporchi negri tornate a casa vostra, Roma, 8 marzo 2018
Sporco negro, odio i negri, Riccione, 22 marzo 2018
Le frasi sopra richiamate non sono state pronunciate in campagna elettorale. A Pomigliano, Tarquinia, Pavia, Roma e Riccione hanno accompagnato cinque aggressioni razziste. A Cantù sono state pronunciate da una donna che ha rifiutato l’assistenza sanitaria da parte di un medico “nero”. A Isola Gran Sasso sono state scritte su una canalina della rete del gas vicina a un centro di accoglienza.
Il ritorno della “razza”[1] è andato dunque ben oltre la nota dichiarazione radiofonica dell’allora candidato e oggi governatore della regione Lombardia Attilio Fontana: Dobbiamo decidere se la nostra etnia, se la nostra razza bianca, se la nostra società deve continuare a esistere o se deve essere cancellata, Radio Padania, 15 gennaio 2018.
Nei due casi di violenza più gravi avvenuti nei primi tre mesi dell’anno, i fatti hanno del resto parlato da soli: Luca Traini ha scelto a Macerata il 3 febbraio di sparare all’impazzata contro persone rigorosamente nere, ferendone sei. Roberto Pirrone ha ucciso a Firenze il 5 marzo Idy Diane, scegliendolo camminando su un ponte dopo aver incontrato altre persone sul suo percorso. In entrambi i casi eravamo in piena campagna elettorale. La stessa delel parole di Fontana.
L’assassinio a colpi di fucile di Soumalya Sacko, maliano di 29 anni, a San Calogero è invece avvenuto dopo il voto ed è l’ennesimo segnale di come l’estrema precarietà delle condizioni di lavoro agricolo in certe aree del Mezzogiorno e il clima politico generale rendano nullo il valore della vita degli immigrati, specie di quelli africani. E non possiamo non menzionarlo anche se questo rapporto contiene dati e segnalazioni che si fermano al 31 marzo 2018. Se i media e il discorso politico di ministri destinati a gestire la questione delle migrazioni adottano un linguaggio aspro e dai toni razzisti e xenofobi, se questo linguaggio viene rilanciato e alimentato dai social network, i casi tragici come quello delle campagne calabresi rischiano di divenire la normalità.
Nel nostro ultimo libro bianco abbiamo evidenziato l’involgarimento del dibattito pubblico e lo scivolamento progressivo dalla banalizzazione, alla normalizzazione, alla legittimazione fino alla rivendicazione e all’ostentazione delle violenze razziste. Nei primi tre mesi del 2018 si è andati oltre. Una campagna elettorale piena di stigmatizzazioni e di offese razziste ha premiato, come mai prima, le forze che più hanno esibito il “bastone” contro i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati e i cittadini di origine straniera annunciando espulsioni e rimpatri di massa, la chiusura dei centri di accoglienza, l’apertura di altri centri di detenzione e la riduzione dei diritti cittadinanza a “privilegi” per i cittadini italiani nell’erogazione delle prestazioni di welfare. Obiettivi recepiti nel “contratto” che dovrebbe indirizzare le politiche del nuovo governo.
Oggi il paese è intriso molto più di sei mesi fa di un veleno nazionalista, xenofobo e razzista che, come le frasi sopra citate sembrano segnalare, ispira troppo facilmente comportamenti sociali discriminatori e violenti.
Il razzismo sembra essere diventato un logo di successo, non solo in campo politico.
Ne diamo conto in questo breve dossier a partire dai 169 casi di discriminazione e di razzismo che abbiamo documentato tra l’1 gennaio e il 31 marzo 2018, cercando di mettere in luce le tendenze più preoccupanti, a partire dalla ricostruzione delle violenze razziste più gravi, avvenute nel corso e subito dopo la campagna elettorale.
Anche in questi mesi la rete ha svolto un ruolo importante. E’ stata un potente diffusore di razzismo, ma ha aperto anche (come è successo in alcuni casi che raccontiamo) un canale straordinario di denuncia, di comunicazione e di mobilitazione solidale dal basso.
Iniziative nuove e originali sono state messe in campo per promuovere una corretta informazione sulle migrazioni e l’asilo. Ed è emersa a più riprese l’esigenza di collegare meglio persone e soggetti collettivi che praticano la solidarietà nel mondo reale.
Oggi, servirebbe più che mai uno spazio di confronto comune, capace di prendere atto che è iniziata una nuova fase politica e istituzionale. Il che sembra richiedere una profonda rivisitazione delle strategie di contrasto del razzismo sin qui seguite. Sarà difficile condizionare le scelte del futuro governo, ma forse possiamo insieme costruire un argine più solido di protezione legale, sociale e culturale delle vittime di razzismo. Un’alleanza orizzontale tra migranti, attivisti, giornalisti, giuristi, esponenti del mondo della cultura e chiunque sia interessato a contrastare il ritorno della “razza”, potrebbe essere un utile passo da fare.
[1] Utilizziamo, scusandoci e consapevoli di esserne poco degni, un’espressione usata da Etienne Balibar. Si vedano: Il ritorno della razza: identità etniche e paradigmi politici, Modena, Fondazione Collegio San Carlo per festivalfilosofia, 2007; Il ritorno della razza: tra società e istituzioni, dialogo con Thomas Casadei in Th. Casadei, Il rovescio dei diritti umani. Razza, discriminazione, schiavitù, Roma, DeriveApprodi, 2016, pp. 93-125.