Un nuovo sgombero, quello dell’ex Canapificio di Caserta, una delle esperienze di accoglienza e inclusione sociale più vitali e creative messe in campo nel nostro paese, è stato effettuato due giorni fa. Il centro sociale gestisce un progetto Sprar che ospita in appartamenti 200 rifugiati; nei capannoni sgomberati operava uno sportello legale e un servizio per richiedere il cosiddetto reddito di cittadinanza. La campagna di criminalizzazione della solidarietà non si ferma e torna a colpire un altro spazio sociale simbolo scomodo, perché dimostra che, volendo, l’accoglienza e l’inclusione si possono fare. Ma un’altra scadenza elettorale è alle porte è c’è chi ha bisogno di continuare a mostrare il pugno di ferro.
Di razzismo istituzionale il 2018 è stato cosparso in ogni modo e con l’uso di tutti gli strumenti possibili nella rete e, molto più concretamente, nella vita reale a suon di circolari, direttive e nuove norme come quelle contenute nella Legge 132/2018. Lo abbiamo raccontato in due dossier pubblicati nel corso dell’anno, disponibili qui.
In questo breve focus ripercorriamo invece nel suo insieme l’anno trascorso illustrando in modo sintetico i dati relativi a 628 casi di violenze verbali e fisiche, discriminazioni e danneggiamenti di matrice xenofoba e razzista. Non si tratta di dati ufficiali, ma solo di quelli da noi documentati lo scorso anno.
Il nostro ruolo è raccontare e denunciare l’evoluzione del razzismo quotidiano per renderlo visibile e attivare forme di sensibilizzazione, di solidarietà e di tutela. Ma nelle ultime settimane il dibattito pubblico è tornato a soffermarsi su due fatti gravi: l’offesa violenta contro Bakari, giovane di origine senegalese, adottato da una famiglia a Melegnano e l’umiliazione subita in classe da un bambino nigeriano nel corso di quella che il maestro ha definito una “sperimentazione didattica”, a Foligno.
La lente che guarda il dibattito pubblico ostile e violento e le molte violenze che colpiscono con particolare accanimento i migranti, i richiedenti asilo, i rifugiati e i rom tende a fermarsi sul presente o tutt’al più sul passato prossimo e cerca supporto nei dati disponibili, interpretandoli spesso in modo non corretto. Ad esempio, un conto è parlare di segnalazioni e un conto è parlare di denunce.
Da qui la scelta di proporre una nostra lettura di sintesi del 2018, ricordando che è difficile comprendere l’oggi senza guardare a ciò che è successo negli ultimi decenni nella società italiana. La legittimazione e l’ostentazione del razzismo che oggi denunciano in molti viene da lontano, difficile comprenderle e contrastarle a fondo senza analizzarne le radici storiche, politiche, sociali e culturali.
Da tempo parliamo della diffusione preoccupante di atti e comportamenti discriminatori e razzisti e il discorso pubblico, intriso di xenofobia e di razzismo, che alimenta una spirale di comportamenti sociali discriminatori e violenti, risale, purtroppo, a ben prima dell’inizio dell’attuale legislatura.
Il razzismo non è “un’emergenza” ma, purtroppo, viene da lontano. Così come i 628 casi di razzismo che documentiamo non ci legittimano a definire il nostro paese come un paese razzista. Semplicemente ci avvertono, in particolare per la violenza ricorrente che li distingue, che il germe della xenofobia e del razzismo ha scavato a fondo e che per combatterlo occorre oggi più che mai unire le forze e reagire lì dove siamo. Come, per l’appunto, a Caserta.