Il nuovo ministro alla Cooperazione internazionale e Integrazione, nominato dal neonato governo presieduto da Enrico Letta, è Cecile Kyenge Kashetu.
Nata a Kambove, una città della Repubblica Democratica del Congo nella provincia di Katanga, zona sud del paese, è in Italia dal 1983, ossia da ben trent’anni.
Laureata in medicina e chirurgia a Roma, con una specializzazione in oculistica conseguita presso l’università di Modena, nel 2004 è stata eletta consigliere della circoscrizione n. 3 del capoluogo emiliano. Nominata responsabile provinciale del Pd del Forum della Cooperazione Internazionale ed immigrazione, è stata consigliere provinciale Pd nella commissione Welfare e politiche sociali, e responsabile regionale delle politiche dell’immigrazione del Partito Democratico. Portavoce nazionale della rete Primo Marzo dal settembre 2010, è presidente dell’Associazione Interculturale DAWA, dell’Associazione Giù le Frontiere e del comitato scientifico dell’Istituto Italiano Fernando Santi, e collabora con il Centro studi politiche internazionali (CESPI).
Ha partecipato attivamente all’elaborazione della Carta Mondiale dei migranti del febbraio 2011 a Gorée, in Senegal.
Il 25 febbraio 2013 è stata eletta alla Camera dei Deputati, circoscrizione Emilia-Romagna, nelle file del Pd.
Di queste informazioni e della sua partecipazione attiva all’interno della società italiana, restano poche e confuse tracce negli articoli della maggior parte dei quotidiani nazionali. Piuttosto, ciò che si rileva, quasi fosse la sua unica caratteristica – o almeno quella principale- è che Cecile Kyenge è “il primo ministro di colore”.
Di quale “colore”? Cecile Kyenge è nera. Non ignoriamo l’importante significato simbolico di una scelta come questa, in un paese disabituato a vedere persone di origine straniera ricoprire cariche istituzionali, ma ci piacerebbe che si parlasse della sua storia più che del “colore” della sua pelle o della sua origine nazionale.
Questa sembra avere un peso particolare non solo per i media, ma anche per un certo gruppo politico. Matteo Salvini, segretario della Lega Nord in Lombardia, dichiara: “Siamo pronti a fare opposizione totale al ministro per l’Integrazione, simbolo di una sinistra buonista e ipocrita, che vorrebbe cancellare il reato di clandestinità e per gli immigrati pensa solo ai diritti e non ai doveri”.Per non lasciare spazio a incomprensioni, Salvini afferma inoltre che “i governatori leghisti del Nord faranno argine, nel nome del ‘prima i residenti, prima gli italiani’”.
Parole che speravamo di non sentire più ma che purtroppo continuano ad essere riproposte dai soliti noti nel dibattito politico.
A ribattere in modo chiaro e semplice non è un esponente politico: “La nomina di Kyenge è un ulteriore, grande passo avanti verso una società italiana più civile, più responsabile e più consapevole della necessità di una migliore e definitiva integrazione tra tutti”. Parole del calciatore Mario Balotelli. Che facciamo nostre. Salutando la nomina di Cecile Kyenge come uno dei pochi segnali positivi in un clima politico e sociale drammatico e confuso.
Consideriamo significativo il fatto che la nuova Ministra, nella sua prima dichiarazione alla stampa, abbia ricordato che il suo lavoro politico è anche “è frutto di un lavoro comune che raccoglie anche le istanze e le forti richieste della società civile che in questo momento chiede a gran voce una nuova legge sulla cittadinanza”. Speriamo che Cecile Kyenge Kashetu, insieme ad un altro Ministro, Graziano Del Rio, Sindaco di Reggio Emilia e Presidente del comitato promotore della campagna “L’Italia sono anch’io” che l’anno scorso ha consegnato al Parlamento più di 200.000 firme a sostegno di due leggi di iniziativa popolare per la riforma della legge sulla cittadinanza e l’introduzione del diritto di voto amministrativo, sollecitino il Parlamento ad intervenire al più presto in tal senso.