Alla fine, i cittadini rom che il Comune aveva “sistemato” nell’hotel in disuso Flaminius, a Prima Porta, sono stati trasferiti. Non per un problema legato alla struttura, non per una questione logistica. Il motivo alla base è “la protesta contro la decisione del Campidoglio di mettere gli sfollati dell’alluvione di Prima Porta nello stesso albergo in cui, da venerdì, erano ospitati anche i rom evacuati da un campo al Casilino”.
A comunicarlo è il quotidiano Il Tempo, che spiega come “ieri sera un gruppo di persone, ancora da identificare, ha esposto uno striscione proprio davanti all’hotel Flaminius con la scritta «Marino sindaco di rom». Il gruppetto, prima di allontanarsi, ha anche lanciato fumogeni e petardi verso l’hotel” (qui l’articolo).
Detto in altri termini, i rom sono stati spostati perché i cittadini italiani non accettavano di dividere la stessa soluzione di emergenza, dopo il nubifragio che ha colpito Roma nella notte tra giovedì e venerdì scorsi.
In questa vicenda, le questioni che vengono alla luce sono diverse.
Per prima cosa, c’è la questione degli sgomberi, coatti e portati avanti senza soluzioni alternative, “se non per donne e bambini”, come ci spiega Gianluca Staderini dell’associazione Popica, da sempre a fianco dei cittadini rom. Una condizione costantemente riproposta dalle diverse amministrazioni capitoline, ma mai accettata, visto che alla base richiede uno smembramento familiare.
La giunta Marino ha portato avanti questo stesso modello mercoledì scorso (29 gennaio), con lo sgombero di 88 cittadini rom – 43 adulti e 45 minori – dal campo di via Lombardi Romolo, vicino alla scuola Iqbal Masih, dove tra l’altro molti minori rom seguono il proprio percorso scolastico. L’allontanamento avviene dopo quello di lunedì 27 gennaio, quando la polizia sgombera un gruppo di cittadini rom da un edificio occupato, nel quartiere di Casal Bertone.
Solo le manifestazioni di protesta dei rom, appoggiati da Popica, spingono il Comune a trovare una soluzione. La prima è rappresentata dall’aula consiliare del Municipio V, dove i rom passano la notte di mercoledì.
Giovedì, le persone sgomberate vengono sistemate, anche con l’intervento di Protezione Civile e cooperativa Domius, presso il Flaminius, hotel in disuso a Prima Porta. Prima Porta, proprio uno dei quartieri romani maggiormente colpiti dal violento nubifragio che si abbatterà sulla capitale nella notte di giovedì. La situazione nel quartiere è drammatica, molte persone sono costrette a lasciare casa, e vengono trasferite nello stesso hotel Flaminius.
La circostanza è emergenziale, “giravano già voci che i cittadini rom avrebbero dovuto spostarsi”, afferma Staderini. Ma nel corso delle ore cresce una certa tensione: non per le condizioni in cui si trovano le persone nell’hotel, non per i disagi, bensì per la convivenza tra cittadini italiani e rom. Questo, almeno, è quanto riferito da Il Tempo, in un articolo che Popica non esita a definire “strumentale”.
E questa è la seconda questione.
Il titolo dell’articolo firmato da Francesca Musacchio è “Marino sistema gli sfollati dai rom”. A fianco, la fotografia di un ragazzo affacciato a una finestra, con il pollice alzato come a dire ‘tutto bene’.
L’articolo da subito sembra seguire una linea ben precisa. Già il sottotitolo parla di “rabbia degli evacuati di Prima Porta mandati nell’albergo degli zingari”, e si apre così: “Alla fine sono finiti nello stesso albergo in cui sono ospitati anche i rom. Per gli sfollati dell’alluvione avvenuta a Roma, nel quartiere di Prima Porta, oltre al danno si aggiunge anche la beffa”.
Ci chiediamo di che beffa si parli.. La giornalista prosegue: “Nessun problema se non fosse per il fatto che nella struttura, da venerdì, erano già presenti una ventina di rom provenienti dal campo del Casilino, anche questi sfollati a causa dell’emergenza maltempo. Un’amara sorpresa per chi, nel quartiere, non ha più una casa agibile. Mentre, infatti, proprio venerdì sera gli alluvionati attendevano di trovare riparo nella scuola Pascal, poi non utilizzata perché priva di ogni accoglienza, all’hotel Flaminius i rom del Casilino si sistemavano con letti, pasti caldi tre volte al giorno, bevande e frutta: «Tutto di ottima qualità», spiega un dipendente dell’hotel”.
Il tono dell’articolo sembra suggerire una sorta di indignazione per l’assistenza data a dei cittadini, tra l’altro trasferiti nella struttura dopo uno sgombero, e non a causa del maltempo, come invece scritto su Il Tempo.
Secondo Popica, sarebbe stato proprio Il Tempo a fomentare le proteste dei residenti a Prima Porta. Una situazione “cavalcata strumentalmente anche da alcuni politici”, prosegue Staderini. E’ sempre Il Tempo che, parlando di “sdegno delle famiglie di Prima Porta”, riporta le dichiarazioni della consigliera di Forza Italia Clarissa Casasanta, “a cui questa situazione proprio non va giù: La realtà è questa – sottolinea – venerdì quando le nostre famiglie stavano in chiesa, i nomadi di Casilino stavano in albergo perché il sindaco Marino si è preoccupato di fare l’accordo con l’albergo per i nomadi, ma non si è preoccupato di fare lo stesso accordo per le famiglie di Prima Porta”.
Ancora una volta, è il discorso “noi-loro” a farla da padrone, nei discorsi politici come in quelli mediatici.
“Un pasticcio, dunque, una situazione imbarazzante che ancora non è chiaro quando finirà. La convivenza tra rom e sfollati, infatti, potrebbe ancora proseguire anche se, per togliersi dall’impiccio, il Municipio sta già correndo al riparo”.
Il Tempo definisce la convivenza tra cittadini “una beffa”, “un problema”, “un’amara sorpresa”, “un pasticcio, una situazione imbarazzante”.
“Gli effetti sono immediati – commenta Popica – Lo stesso pomeriggio un gruppo di persone incappucciate si materializza davanti all’Hotel Flaminius con uno striscione: “Marino sindaco dei rom”. Lanciano fumogeni e petardi e si dileguano. Tanto basta per far intervenire Comune e Protezione Civile repentinamente. I rom la sera stessa vengono spostati urgentemente in un altro luogo, assai meno “accogliente’”. Questo luogo, ci spiega Staderini, è la Fiera di Roma.
Ancora una volta, i rom vengono allontanati, spostati sempre più fuori dai centri abitati, in una situazione ancora più precaria e emergenziale.
Ma la vera emergenza sembra essere il clima di pregiudizio e intolleranza presente, prima ancora che nella società, nei mezzi di informazione e nella classe politica, responsabili della segregazione e della gerarchizzazione delle persone in cittadini di serie a, serie b, e anche in non cittadini.
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