Alle volte, accade di leggere frettolosamente i titoli di giornale, di lasciarsi sfuggire i contenuti. Siamo, purtroppo, spesso “abituati” a leggerne di “sensazionali”. Tuttavia, ogni tanto, bisogna anche saper dire basta e denunciare articoli che di giornalistico hanno ben poco nei contenuti e nelle forme.
Qualche giorno fa, il quotidiano Il Giornale pubblicava, sia sul cartaceo che nella versione online, un articolo dal titolo: “La nuova Boldrini paladina degli immigrati specializzata in banalità” (4/05/2015, ilgiornale.it).
L’articolo, firmato da Giacomo Susca, è dedicato a Carlotta Sami, portavoce Unhcr per il Sud Europa. I toni utilizzati superano di gran lunga l’ironia già nel titolo, sia nei confronti della Sami che della Presidente della Camera, Laura Boldrini (“Nuove generazioni di boldrine avanzano, perché di pasionarie dei diritti (sulle spalle degli italiani) non ce n’è mica una sola”, sottolinea l’autore in apertura).
Il giornalista sminuisce il ruolo istituzionale di Carlotta Sami, ridicolizzando il suo ruolo di “protettrice degli immigrati”, che dichiara “una serie di banalità” e aspira a “seguire le orme” del suo predecessore. Ecco alcuni passaggi del pezzo.
“Le telecamere si contendono il prezioso contributo della Sami quasi più dei soccorritori sulle coste prese d’assedio dai disperati (…) A sentire la protettrice degli asilanti che illustrava uno dei suoi cavalli di battaglia – quello dei blocchi navali inattuabili, meglio dei lasciapassare per tutti (…) Fioccano invece concetti talmente dirompenti da far venire giù l’intero Palazzo di vetro (…) D’altronde se le parole d’ordine sono «accoglienza a tutti i costi» e «torniamo a Mare Nostrum» – tanto i milioni deve cacciarli l’Europa, cioè anche noi italiani – è chiaro che la lista delle priorità prenda una piega surreale. Ecco la vera urgenza per la Sami: «Primo obiettivo è ricongiungere le famiglie divise dei richiedenti asilo» (intervista del 26 aprile al Giornale di Sicilia). Altro che flussi da governare e pericolo di infiltrazioni terroristiche (…) Il curriculum della Sami poteva forse far sperare in qualcosa di meglio (…) La Sami ha battuto la concorrenza e ora si muove nel solco di colei che l’ha preceduta, non si sa mai porti bene (…) Magari non la vedremo così presto sullo scranno più alto di Montecitorio.”
I commenti al pezzo (numerosi) che il Giornale pubblica on line superano di gran lunga i toni dell’autore. Qui le offese sono più esplicite e dirette e allora viene da farsi una domanda. E’ legittimo che una testata on line pubblichi qualsiasi commento, anche quando contiene insulti o, peggio, sconfina nel razzismo o nel sessismo?
Il Giornale non è del resto la prima testata a pubblicare pezzi di questo tenore. Già aveva fatto qualcosa di simile Libero, nel settembre 2014 nel pezzo intitolato “Carlotta Sami, la nuova Laura Boldrini: ama gli immigrati e odia i nostri ragazzi” (18 settembre 2014, libero.it). In questo caso, era Mario Giordano a scrivere. E anche in questo articolo, si scadeva nella derisione verso entrambe (la Sami e la Boldrini, ndr). “Piccole Boldrini crescono. Come se non bastasse l’originale, adesso c’è la sua perfetta imitazione (…) guarda caso la stessa carica che ricopriva la nostra Signora degli Oppressi (…) una sequenza di banalità che s’interrompe solo all’ora della scemenza (…) Manciate abbondanti della solita retorica da salotto bene (…) Il tutto corredato da foto (la stessa, sui due giornali, accuratamente scelta dall’ufficio stampa evidentemente) che la ritrae in perfetta mise boldriniana (…) la nostra nuova madonnina del Rifugiato (…) l’invasione che l’Italia sta subendo, al di fuori di ogni regola e di ogni controllo, è un problema troppo serio per essere lasciato alle ambizioni delle aspiranti Boldrini (…) perché una che parla come la Boldrini, con un po’ di fatica, la possiamo sopportare. Ma due sono troppe. Due cominciano a farci temere che esista qualcosa persino peggio della devastante invasione dell’Italia: la devastante boldrinizzazione dell’Italia. Chissà quale ci distruggerà prima”.
Difficile commentare, in qualunque modo, articoli come questi che oltre ad essere offensivi, sono subdolamente sessisti.