I cittadini tunisini sbarcati a Lampedusa il 6 settembre sono stati trattenuti nel Centro di Contrada Imbriacola. Invece di essere rilasciati o trasferiti dopo aver ricevuto le misure di prima assistenza, queste persone sono state trattenute nella struttura dell’isola per l’intero mese di settembre. Una pratica illegittima, in quanto il centro di Contrada Imbriacola rappresenta una struttura di prima accoglienza e soccorso.
Riportiamo in merito un comunicato diffuso dall’Arci
Il Centro di Contrada Imbriacola non venga illegittimamente utilizzato come luogo di detenzione
Dichiarazione di Filippo Miraglia, responsabile immigrazione Arci
C’è voluto un mese prima che i tunisini scampati al naufragio dello scorso 6 settembre fossero trasferiti da Lampedusa in un’altra struttura. Per tutto il mese di settembre sono stati trattenuti nel Centro di Contrada Imbriacola, senza alcun provvedimento specifico, come invece prevede la legge.
Il trattenimento per un periodo così lungo in un centro di prima accoglienza e soccorso quale quello di Lampedusa è assolutamente illegittimo. Si tratta infatti di strutture in cui i migranti dovrebbero ricevere la prima accoglienza e l’assistenza necessaria per poi essere rilasciati o trasferiti entro le successive 48 ore.
Invece, in continuità con la prassi seguita dal Governo Berlusconi, anche in centri che dovrebbero essere di transito come questo si viene trattenuti per periodi indefiniti, senza convalida da parte di un magistrato, senza la contestazione di un reato preciso, senza consentire alle organizzazioni di tutela indipendenti di accedere al centro per fornire informazioni sui propri diritti a chi vi è rinchiuso.
Per i rappresentanti delle istituzioni il rispetto della legalità si trasforma ancora una volta da obbligo in ‘optional’, in base alle convenienze del momento. Per gli stranieri trattenuti evidentemente non vale, secondo le autorità, l’articolo 13 della nostra Costituzione, che tutela la libertà delle persone e ne subordina la restrizione esclusivamente a un provvedimento giudiziario.
Ovviamente sia nel Centro, tra chi vi è rinchiuso senza sapere quale futuro l’aspetta, sia tra gli abitanti dell’isola cresce la tensione. E’ una situazione già vista e che speravamo non dovesse più ripetersi.
Ci chiediamo quindi, e chiediamo a chi ne ha la responsabilità, al Governo e al Ministro dell’Interno, a chi giova questo comportamento?
Alimentare conflitti e paure non serve certo a rasserenare il clima nell’isola che ha piuttosto bisogno di un intervento che ne valorizzi il ruolo di ponte e di luogo di accoglienza del mediterraneo.
Roma, 8 ottobre 2012