Ammettere i medici stranieri alle Scuole di Specializzazione con un’autocertificazione che attesti la conoscenza della lingua italiana e solo successivamente, laddove il candidato risultasse vincitore, richiedere la presentazione del certificato di lingua, pena la decadenza.
Era stata questa la proposta di soluzione della Federazione Nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri (FNOMCeO), esposta attraverso una lettera a firma del Presidente Filippo Anelli e indirizzata al Ministro dell’istruzione, dell’università e della ricerca Marco Bussetti, rispetto al Bando di ammissione dei medici alle Scuole di Specializzazione di Area sanitaria per l’a.a. 2018/2019, che di fatto esclude i candidati impossibilitati a produrre tale documentazione entro la data di scadenza prevista (inizialmente) per il 21 maggio 2019.
Dal bando pubblicato dal MIUR si legge infatti che i cittadini stranieri comunitari e di paesi terzi medici, i rifugiati politici medici possono accedere alle Scuole di specializzazione alle stesse condizioni e con gli stessi requisiti dei cittadini italiani (ovvero con laurea e abilitazione all’esercizio professionale) ma allegando in aggiunta alla domanda di ammissione “una certificazione di lingua italiana, attestante la conoscenza della lingua italiana corrispondente al livello C1 del Quadro Comune Europeo di Riferimento delle Lingue (QCER) rilasciata dagli enti certificatori accreditati”.
“Ferma restando la assoluta condivisione del principio per il quale un professionista medico, abilitato all’esercizio della professione debba conoscere perfettamente la lingua del Paese che lo accoglie come professionista per poter garantire il livello di prestazioni adeguato ai cittadini-pazienti”, scriveva Anelli le disposizioni del bando di fatto si configurano come “uno sbarramento preventivo” e “aprioristico” ai danni dei giovani medici di origine straniera, “finalizzato esclusivamente a circoscriverli, all’interno di una categoria professionale con minori possibilità di accesso rispetto ai colleghi di lingua madre italiana. Tutto ciò varrebbe maggiormente per i giovani colleghi già dotati di regolare permesso di soggiorno e quindi già da tempo inseriti nel contesto territoriale italiano”.
Di tutta risposta il Ministero dell’Istruzione non ha fatto altro che emanare, nella giornata di ieri, un decreto di proroga della scadenza per la presentazione da parte dei candidati stranieri della certificazione attestante la conoscenza della lingua italiana, portato all’8 luglio 2019. Nello stesso atto si precisa che il possesso da parte dei candidati stranieri di “una laurea conseguita presso un Ateneo italiano equivale, secondo le disposizioni che attengono il Quadro Comune Europeo di Riferimento delle Lingue, al possesso del certificato attestante la conoscenza della lingua italiana corrispondente al livello C1”.
E pensare che solo pochi giorni prima della pubblicazione del Bando ministeriale Foad Aodi, presidente dell’Associazione Medici Stranieri in Italia, nel corso di un’intervista all’Ansa,sull’aumento delle richieste di personale sanitario straniero da parte del settore sanitario pubblico e privato, aveva ribadito i frequenti casi di disparità di trattamento rilevati dall’AMSI, in tema di retribuzione e di condizioni di lavoro tra medici stranieri e colleghi italiani.