L’Europa si chiude sempre più, rafforza le frontiere e calpesta i diritti umani. Il quadro che si sta costituendo in questi ultimi giorni non è affatto confortante: l’accordo tra l’Ue e la Turchia, che ha dato il via agli arresti di massa di 1.300 richiedenti asilo a Ayvacık (ne abbiamo parlato qui), la Francia che sospende la Cedu (ne abbiamo parlato qui), e l’Italia, che lascia a dormire in strada, al freddo, richiedenti asilo e rifugiati (ne abbiamo parlato qui). E altrettanto drammatiche e dolorose, sono le notizie che ci giungono in modo frammentario dalla frontiera greco-macedone, ad Idomeni.
I migranti continuano ad essere separati in base alla provenienza “etnica”, e la situazione si fa sempre più tesa. Dopo le proteste della settimana scorsa, che hanno visto uno sciopero della fame e molte bocche cucite, sono continuati i contrasti tra la polizia macedone e i cosiddetti migranti “economici”, ai quali viene impedito categoricamente di attraversare il confine: mentre i cittadini siriani, afghani e iracheni vengono fatti passare direttamente, tutti gli altri vengono bloccati nei pressi del confine e diretti nei campi. Questa assurda e disumana divisione “per provenienza” sta creando forti tensioni anche tra i migranti stessi.
Alcuni di loro hanno tentato di attraversare il confine nei boschi, dove il filo spinato non è ancora posizionato: la polizia macedone è intervenuta sparando gas lacrimogeni, a cui i migranti hanno risposto con un lancio di pietre. Uno degli ultimi aggiornamenti dà anche la notizia di un uomo morto folgorato (un cittadino marocchino) sui binari del treno.
E la situazione al campo è ulteriormente peggiorata perché dopo gli scontri, tutte le ONG presenti se ne sono andate, abbandonando letteralmente a se stessi tutti i migranti che si affollano lungo i confini. I pochi volontari rimasti hanno riferito di spari ad altezza d’uomo da parte della polizia, e di pratiche illegali compiute anche grazie alla mancanza di giornalisti sul posto.
E ancora oggi, i media macedoni riportano notizie di nuovi scontri al confine tra la Grecia e l’ex Repubblica jugoslava di Macedonia (Fyrom). Ancora respingimenti in massa, gas lacrimogeni, violazioni dei diritti fondamentali. Migliaia di migranti – soprattutto provenienti da Pakistan, Marocco e Iran – sono bloccati da settimane in questa striscia di terra di confine. Senza voce, senza rappresentanza, senza diritto alla sicurezza.
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